Il Veterinario nella Sperimentazione Animale


Tutti gli studenti di medicina veterinaria prima o poi si sentono dire:

studi veterinaria? allora ti piacciono gli animali!

… bè, mi permetto di far notare che sarebbe come dire ad uno studente di medicina:

studi medicina? allora ti piacciono le persone!

E’ possibile, ma non è esattamente questo il punto, giusto?
No.
Il medico veterinario è (lo dice il nome stesso, che troppo spesso si tralascia a favore del solo aggettivo sostantivato) un medico, il cui compito, in ambiti molto più ampi di quelli a cui si è abituati a pensare, è assicurare il benessere e la salute animale, e attraverso questa indirettamente anche la salute dell’uomo.

Ed è come medico e figura professionale specializzata che il veterinario si occupa anche di sperimentazione animale.

Insistere nel sostenere che i laboratori che praticano sperimentazione animale sono dei lager in cui gli animali vengono torturati con ogni mezzo per puro profitto, fama o addirittura divertimento da ricercatori che sembrano emuli del Marchese de Sade è quanto di più lontano dalla realtà. Una lontananza che nel migliore dei casi deriva da pura ignoranza o credulità, nel peggiore e più comune, invece, da una tendenza a distorcere i fatti che farebbe invidia agli specchi di un luna park.

Chi seriamente si occupa di sperimentazione animale è consapevole che mantenere gli animali in condizioni di benessere si ripercuote positivamente sui risultati della ricerca:

Animali Sani → Dati Attendibili

E questo è un fatto.

Inoltre, la normativa prevede per ogni struttura che allevi, fornisca o utilizzi animali da laboratorio la presenza del medico veterinario a tutela del loro benessere.
Seriamente, a tutela del loro benessere. Non è un ossimoro.
Il lavoro del medico veterinario specializzato in medicina degli animali da laboratorio ha come principio di base il massimo impegno per la salvaguardia degli animali utilizzati, con la consapevolezza del sacrificio, ad oggi imprescindibile, imposto a questi animali.

È compito del veterinario, collaborando con ricercatori, stabularisti e colleghi, impostare una corretta gestione dell’animale in esperimento: tipo di stabulazione, monitoraggi sanitari, controlli clinici, arricchimenti ambientali, valutazione del grado di severità delle procedure e i conseguenti protocolli anestesiologici e/o analgesici, fino alla valutazione del destino finale dell’animale.

Qualora l’animale, in base al disegno sperimentale, debba essere sacrificato, spetta al medico veterinario individuare la procedura eutanasica più corretta (i.e. che non comporti stress o sofferenza e compatibile con l’utilizzo che si dovrà fare dell’animale).
Qualora invece il disegno sperimentale non preveda il sacrificio sarà sempre compito del veterinario valutare quale sia la scelta più adeguata: se l’animale una volta ristabilite le condizioni ideali ed esclusi rischi per la salute pubblica possa essere recuperato (o “adottato” per usare il termine che si applica agli animali da compagnia, questo anche grazie alla collaborazione con associazioni protezioniste), oppure se, con l’entrata in vigore della nuova normativa potrà essere riutilizzato con vincoli molto restrittivi in altre procedure, al fine di ridurre sempre più il numero totale di animali utilizzati.

Nel contesto dello stabulario il medico veterinario vuole essere una figura di garanzia per assicurare le migliori condizioni di vita agli animali in esperimento prima, durante e dopo le procedure.
Di questo siamo consapevoli e convinti, e per questo facciamo il nostro lavoro.

Chiudo con un minuscolo doveroso appello, prima di trovarci a (ri)leggere deliri sul bravo veterinario che cura cani, gatti e affini e il cattivo veterinario che cura vacche, maiali, polli, e cavie.
È insensato considerare chi si occupa di animali da compagnia un professionista diverso (per non dire migliore) dal medico veterinario che si occupa di animali da laboratorio o da reddito: la figura professionale è identica, gli ordini sono identici, il codice deontologico è identico, il fine del lavoro è identico: ci occupiamo tutti in prima istanza della salute e del benessere degli animali.
Noi. Tutti i giorni. Con passione e competenza. Molto più di chi libera visoni a portata di autostrada, ma questo è un altro discorso.


Sara

30 thoughts on “Il Veterinario nella Sperimentazione Animale

  1. Grazie, grazie grazie.
    Anche a nome dei veterinari ispettori (e degli studenti che aspirano a diventarlo) che lavorano nei macelli e nelle industrie alimentari.

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  2. da ex studentessa di veterinaria (anche se poi ho preso una strada lavorativa diversa)mi piace tenere rapporti con persone del ramo.
    sabato sera ho avuto a cena 3 studentesse di veterinaria dell’ultimo anno e una laureanda in biotecnologie.
    poi il tg ha parlato di Green Hill..cosi il discorso è andato sulla sperimentazione animale..per fortuna,con un tavolo di tecnici,non si sono fatte emotive chiacchiere qualunquiste da bar,ma dialoghi scientifici..
    sono stata positivamente sorpresa nel notare che hanno più coraggio di quello che avevo io quando frequentavo e non assorbono un indottrinamento passivo ma ragionano su tutto attivamente e criticamente…
    sono tutte scientificamente antivivisezioniste..
    del resto sanno bene (meglio di me che ho ricordi arrugginiti) che in veterinaria,se cerco la cura per un cane uso un cane, per un gatto uso un gatto,quindi come usare un topo per un uomo?
    es LD 50 di 1metilfluoracetato in animali di specie diverse (in mg/kg):
    topo 6,7
    ratto 3,5
    cavia 0.4
    coniglio 4
    gatto 0.3
    cane 0.15
    scimmia 11
    ..dunque la scimmia è 73 volte e il topo 44 volte più resistente del cane!Non si assomigliano neanche le reazioni di animali affini tipo topo ratto e cavia e le sintomatologie differiscono addirittura cambiando ceppo murino!!..,(contando anche che non tutti i sintomi che gli animali manifestano sono traducibili all’osservatore umano,e ,in più, il monitoraggio non avviene h24)
    Quindi come si fa a prendersi la briga di stabilire l’uomo come reagirà?lanciamo una moneta o andiamo ad occhi bendati sulla prima cavia umana?si sceglie la seconda opzione,tanto la cavia umana delle Investigator Brochure firma il consenso (disinformato) e se qualcosa va male lo staff e l’istituto e lo sponsor sono assicurati!

    Nella mia piccola realtà sociale quindi ,oltre alle mie amiche della cena,conosco 3 psicologi,2 medici generici,2 nutrizioniste,1 farmacista,e 4 veterinari che sostengono l’antivivisezionismo scientifico, mi viene difficile credere che i sostenitori della S.A. siano ancora una maggioranza..forse hanno a disposizione più canali comunicativi..
    credo che stiamo vivendo una nuova fase scientifica rivoluzionaria (come all’epoca di Galileo) e guardiamo tutti con speranza ed interesse allo sviluppo delle metodiche non basate sulla S.A. e diamo il nostro contributo solo alle associazioni che non finanziano la S.A.

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      • Cereto che ben 4 veterinari contro la SA…sono un numero veramente importante…e poi, lo sviluppo del farmaco veterinario dove lo mettiamo care studentesse di veterinaria contro la SA????

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    • Lo sai che se chiedi informazioni sulla ricerca della fisica nucleare ad un ricercatore di fisica della materia ti risponderà, se è onesto, che non ne sa un cavolo?

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    • Com’è stato già detto e ridetto un’enorme quantità di volte “la sperimentazione animale serve per dare un idea di come il farmaco reagirà sull’organismo umano”. E’ ovvio che l’effetto sia diverso ma almeno permette di farsi un’idea. Se un farmaco buca lo stomaco delle persone come lo scopriamo? In vitro? O magari usiamo una persona viva rischiando anche di ucciderla? Il modello animale non sarà sicuramente affidabile al 100% ma è sicuramente meglio di tentare a casaccio sperando che vada bene.

      ps. anche questo è stato già detto più volte: la rivista scientifica “Nature” ha pubblicato una ricerca statistica dove veniva chiesto ai più influenti scienziati al mondo specializzati in medicina, farmacologia o affini se fossero d’accordo con l’uso di animali nella sperimentazione farmacologica. Più del 97% era d’accordo con tale scelta. “97%” sembra ricorrere spesso. Anche il 97% dei premi nobel in medicina hanno ottenuto tali meriti attraverso la sperimentazione animale.

      A questo punto ci si chiede: quale sarebbe l’alternativa della sperimentazione in vitro? Chiesa ai suoi 3 psicologi, 2 medici generici, 2 nutrizioniste, 1 farmacista e 4 veterinari di trovare una risposta a tale domanda.

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    • e che significa questo fatto con LD 50 di 1metilfluoracetato? sanno tutti che anche tra le uomini il metabolismo e molto diverso. per scegliere un modello per ricerca devi considerare cose diverse, incluso anche il prezzo etc. etc. etc. veterenari, medici e farmacisti non sono in grado valutare questi criteri, non lavorando in campo. nonostante, grazie a questi modelli animali la gente oggi puo sopravivere malattie da che moriva 20 anni fa e la medicina oggi e molto eficiente. che significa che ricerca (come sempre) prende la strada giusta. scusa per mio italiano

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    • Da studentessa di Medicina Veterinaria che ha anche modo di confrontarsi con molte persone che hanno scelto questo difficile percorso posso dire che queste tue amiche o sono delle grandissime ipocrite o non hanno capito nulla del loro corso di studi. Prima cosa se quello che dici è vero come mai il 90% dei farmaci usati in veterinaria usa lo stesso principio attivo di quelli usati in umana (se non addirittura lo stesso farmaco solo con diverso dosaggio?) Se siamo così diversi la cosa non dovrebbe funzionare! Poi la S.A. (e non vivisezione e già qui…) non è solo per fini farmacologici, non viene utilizzata solo per farmaci ma anche per procedure chirurgiche e di semplice ricerca.. Chiedi un po’ alle tue amiche come è stata data conferma che i geni erano contenuti nel DNA tanto per fare un esempio.. tutto quello che si studia è basata su fatti conosciuti grazie alla S.A., ma se per loro è inutile penso dovrebbero cambiare facoltà o curare i loro pazienti con limone e peperoncino a questo punto!

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  3. Cosa intendi per conoscere? direttamente ho riportato l’esperienza diretta di laureandi (ricercatori del futuro) laureati,professionisti,ecc.

    Come esperienza indiretta potrei ,se vuoi,riportartene molti altri presi da internet ed anche interviste varie(come la RICERCATRICE genovese ,malata ed antivivisezionista),

    ..ma tu cosa intendi con quella frase erroneamente riassuntiva?ricercatore :che studi ha fatto il tuo “ricercatore”?Che laurea ha il tuo ricercatore? tanto per capirci..però senza guerriglia..please..
    😉

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    • Il ricercatore è uno che di professione fa ricerca. Può avere anche una laurea in fuffologia, non mi importa. Il ricercatore non lo fa la laurea, il ricercatore è un mestierei. oltre che una forma mentis, e va be’.

      Allora, cerco di mettere ordine:

      – La verità dei fatti viene stabilita, appunto, con i fatti scientifici. Vale a dire che se io ho ragione può venire anche Dawkins a dire che ho torto, non fa differenza. I fatti dimostrano se uno ha ragione.
      – Chi si voglia fare un’opinione seria su un argomento, è tenuto a conoscere i fatti in maniera assolutamente approfondita.
      – A volte si può essere costretti a prendere posizione su determinate questioni pur non avendo competenze necessarie per farlo. Nella società di massa purtroppo è cosa piuttosto frequente. Fermo restando che NON E’ il caso della sperimentazione animale, un dibattito che laddove viene portato avanti dovrebbe riguardare solo ed esclusivamente gli scienziati ed esser fatto solo esclusivamente da scienziati, se proprio si deve intervenire lo si deve fare basandosi sull’autorità.
      – L’autorità, in materie scientifiche, non è data dalle opinioni di singoli individui, ma dal consenso scientifico, ovvero dalla netta concordanza della maggior parte della comunità scientifica.

      Ora
      I fatti sono a favore della SA. Il consenso scientifico PURE, ma si tratta di una cosa comunque secondaria, perché il consenso scientifico si basa sui fatti scientifici.
      QUelloc he fanno gli antivivisezionisti consiste di solito nel crearsi delle autorità ad hoc. Va bene chiunque, si prendono il primo sfigato con una laurea e quello si trasforma automaticamente in una “autorità” a patto che dica quello che piace a loro, mentre se qualcuno non è d’accordo hai voglia ad aver vinto premi Nobel, non lo si ascolta comunque. Ma io ti dico, potrebbe anche andarmi bene questo discorso… A PATTO di poter sostenere la propria tesi con i FATTI. Se la si vuol sostenere con l’autorità non è che puoi citare le amiche laureande, se no a ‘sto punto ti cito me stesso e già ti ho surclassato.

      [OI]

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  4. fuffaggi?sfigati con la laurea?forma mentis?consenso? “i fatti”
    mah…
    Sarà inutile citarti che “il più grande nemico della conoscenza non è l’ignoranza,ma l’illusione della conoscenza” perchè è una frase di un altro che forse definiresti sfigato con la laurea (Stephen Hawking),non credo serva neanche scrivere che “il cieco rispetto per l’autorità è il più grande nemico della verità” detta da un altro pericoloso e abietto anticonformista,che non si curava molto del consenso (A. Einstein).
    tuttavia ritengo che a chi tiene alla propria SALUTE (e al diavolo consensi,arti e mestieri,ecc) può essere utile sapere queste cose:

    L’ipotesi di predittività del modello animale per quanto riguarda le reazioni a farmaci e sostanze ed i processi patologici umani (modello animale causale analogo CAM) non è mai stata verificata (Balls 2004, Matthews 2008; Shanks et al. 2009, Pound et al. 2004; Knight 2007) e rimane attualmente un fatto controverso (van Der Worp et al. 2010). Non è infatti possibile reperire in letteratura alcuno studio di predittività/validazione1 del modello animale, seppure quest’ultimo sia notoriamente acclamato quale predittivo ed universalmente accettato come standard aureo non siano reperibili in letteratura veri e propri studi di predittività/validazione per quanto riguarda il modello animale causale analogo, esistono non poche evidenze e studi che sembrerebbero, semmai, dimostrare l’infondatezza dell’ipotesi di predittività.

    Ecco soltanto alcuni esempi presi in letteratura:

    Revisione sistematica, 2006: emerge che la concordanza tra i risultati positivi ottenuti sui modelli animali e quelli riscontrati poi sull’uomo nella pratica clinica è appena del 33%. Gli stessi autori concludono che un simile risultato dovrebbe far riflettere sul grado di estrapolabilità all’uomo dei dati ottenuti da studi su animali ed invitano alla cautela (Hackam & Redelmeier 2006).
    Da studi di concordanza tra modelli animali e uomo per gli effetti di 6 tipologie diverse di interventi e/o cure mediche (1 – corticosteroidi in trauma cranico, 2 – antifibrinolitici in emorragia, 3-trombolisi in ictus ischemico acuto, 4 -tirilazad in ictus ischemico acuto, 5 – corticosteroidi prenatali per prevenire la sindrome da stress respiratorio nei neonati, e 6 – trattamento con bifosfonati per prevenire l’osteoporosi) emerge che per quanto riguarda i casi 1, 2,4,5 non vi è concordanza tra gli effetti riscontrati sul modello animale e sull’uomo mentre nei restanti casi esiste una certa concordanza. Gli autori concludono che la discordanza osservata tra modelli animali e pratica clinica può essere dovuta a bias oppure all’incapacità del modello animale di riprodurre i processi fisio-patologici umani (Perel et al. 2007). Per interpretare le conclusioni di tale articolo riferirsi a Sena et al. 2010.
    Studio sulla validità della s.a.: “L’uso di modelli animali non ha contribuito allo studio dell’ictus” [Use of Animal Models Has Not Contributed to Development of Acute Stroke. Stroke 2005, 36:2323-2324. American Heart Association].
    Dall’analisi di 51 serie di esperimenti su animali condotta presso le Università di Wurzburg, Erlangen e Regensberg in Germania, è emerso che il 99,7% dei risultati prodotti dalla ricerca su 5000 animali, non erano applicabili alla clinica e che per il restante 0,3% non vi è stata alcuna applicazione (Lindl et al. 2006) Lo studio è stato menzionato più tardi sotto forma di lettera sulla rivista Altex, qui . L’autore conclude che i benefici per la salute collettiva derivanti dalla sperimentazione animale sono sovrastimati.
    L’istituto nazionale americano del cancro (NCI) sperimentò su modelli murini 12 tipi di farmaci antitumorali utilizzati con successo sui pazienti umani. Furono impiegati topi con 48 tipologie differenti di tumore “umano” e furono somministrati loro i 12 farmaci. Nel 63% dei casi i modelli murini furono incapaci di predire accuratamente la risposta già nota sull’uomo [Science vol. 278, 7 November 1997: 1041-1042].
    In uno studio dell’FDA furono presi in esame 6 farmaci i cui effetti avversi erano già noti sull’uomo. Dallo studio emersero i seguenti risultati: gli animali predissero correttamente 22 effetti collaterali, rivelarono 48 effetti avversi non presenti invece nell’uomo, mentre non identificarono 20 effetti avversi noti nell’uomo. Ciò significa che nel 76% dei casi gli animali hanno fornito una previsione scorretta [Lumley and Walker 1990].
    Il 92% dei farmaci che passano con successo attraverso i test su animali non supera le successive fasi cliniche (sull’uomo) a causa di effetti avversi e/o inefficacia [Usha 2005, FDA].
    I modelli animali forniscono dati di farmacocinetica inattendibili [Grass e Sinko 2002; Arun and Barry 2003 Shanks et al. 2009, vedi grafici qui]
    Gli studi di tossicità condotti su animali non possono essere considerati predittivi a causa delle significative differenze tra le specie rispetto a parametri farmacocinetici quali assorbimento, distribuzione, metabolismo, escrezione dei composti chimici o dei farmaci. Le ampie variazioni delle LD50 (anche nelle specie tra loro affini come ratti e topi) ci dicono qualcosa sull’inattendibilità dei test di tossicità attualmente previsti (Hartung 2009).
    La predittività degli animali negli studi di teratogenesi è inaccettabile [Dije 2006, Bailey et al. 2005]
    Gli studi di cancerogenesi svolti su animali non sono in grado di predire il rischio di cancro nell’uomo e l’estrapolazione dei dati dall’animale all’uomo comporta notevoli difficoltà. [Salsburg 1983, Lester et al. 1988, Knight et al. 2005, Kight et al.2006]
    Per decenni l’evidente correlazione tra fumo di sigaretta e cancro polmonare non è stata accettata. Ciò lo dobbiamo in gran parte al fatto che non è stato possibile riprodurre lo stesso fenomeno negli animali di laboratorio. Ciò risultò in un notevole ritardo nei provvedimenti legislativi a tutela della salute pubblica [Coulston and Shubick 1980].
    Di 20 composti noti che non causano il cancro nell’uomo, 19 causano il cancro nei topi [Mutagenesis 1987;2:73-78] mentre di 19 composti noti cancerogeni nell’uomo soltanto 7 causano tumori nei ratti [Fund Appl Toxicol 1983;3:63-67]
    Di 22 farmaci dimostratisi efficaci su modelli animali di lesione al midollo spinale, nemmeno uno si è rivelato efficace nell’uomo. [J Am Parapl Soc 11;23-25 1988]
    Testando 6 tipologie di farmaci sugli animali e confrontando tali risultati con quelli noti sull’uomo si sono ottenuti per il modello animale valori di sensibilità del 52% mentre il valore predittivo positivo non superava il 31% (Heywood 1990).
    Uno studio degli anni 90 rivelò che in soltanto 6 casi su 114 la tossicità di un farmaco riscontrata nelle fasi cliniche aveva un parallelo con la tossicità riscontrata nell’animale [Spriet-Pourra e Auriche 1994].
    2012 – Studio sulla validità della sperimentazione compiuta sugli scimpanzé, specie animale, tra quelle usate in laboratorio, geneticamente più vicina all’uomo:
    a) la maggior parte delle ricerche compiute su scimpanzé e pubblicate (in aggiunta quindi alle ricerche mai presentate o non accettate per la pubblicazione) non viene mai citata successivamente in studi di medicina umana. Nelle rare citazioni era chiaro che gli esperimenti su scimpanzé non avevano contribuito alla ricerca clinica umana.

    b) La valutazione del ruolo degli scimpanzé negli studi per i vaccini contro l’AIDS dimostra il fallimento di tale modello. Ad oggi, 85 differenti vaccini hanno dimostrato di essere sicuri ed efficaci negli scimpanzé ed in altre scimmie. Tuttavia, in 197 studi clinici, nessuno di questi è risultato essere utile all’uomo.

    c) La valutazione riguardo alla ricerca sul cancro ha dimostrato che gli scimpanzé, i nostri più vicini parenti genetici, hanno sprecato enormi finanziamenti per la ricerca. I tumori negli scimpanzé sono estremamente rari, e sono biologicamente diversi dai tumori umani.

    d) La valutazione riguardo alla ricerca per l’epatite C ha dimostrato che il ruolo degli scimpanzé è totalmente esagerato. L’uso degli scimpanzé è continuato per convenzione, non per merito scientifico o per necessità.

    [The Ban on the Use of Chimpanzees in Biomedical Research and Testing in the UK Should Be Made Permanent and Legally Binding. BUAV/FRAME. ATLA 40, 3–8, 2012]

    Esempi di patologie umane per cui modelli animali sono da tempo riconosciuti fallimentari (e nonostante ciò vengono ancora utilizzati).

    HIV in Primati e Felini (Kim et al. 2010, Bailey 2008, Bennet e Hart 1995 )

    Sclerosi multipla in topo (Rice 2012)

    Asma in varie specie (Holmes et al. 2011)

    Malattie neurodegenerative in topi ed altri modelli (articolo qui)

    Alzheimer in roditori e primati (Blennow et al. 2006, Hampel et al. 2010)

    Sepsi in varie specie (Niels et al. 2003)

    Ictus in varie specie (Horn et al. 2001, O’Collins et al. 2006, Sena et al. 2010)

    Ipertensione in varie specie (Stingl et al. 2009)

    Sistema cardiocircolatorio in topo ingegnerizzato (vedi articolo)

    Distrofia muscolare in Roditori (Bohm et al. 2009)

    Conclusioni

    Considerato che la ricerca che utilizza il modello animale CAM assorbe ingenti quantità di denaro e risorse umane e che tali risorse sono limitate, vi sono dei validi motivi per sottoporre la pratica ad un’urgente revisione.

    Note:

    1 – Secondo gli standard della Comunità Scientifica ogni metodologia acclamata quale predittiva (compresi i candidati metodi sostitutivi della s.a.) deve passare attraverso rigorosi studi di validazione. In particolare la metodologia in questione viene testata per sensibilità e specificità, valore predittivo positivo, valore predittivo negativo e riproducibilità (deve cioe’ fornire sempre gli stessi risultati in laboratori diversi, tempi diversi e condizioni al contorno diverse) (Worth e Balls 2002). Queste procedure vengono effettuate in 3-4 laboratori diversi, confrontando i risultati del metodo in esame con quelli già noti, per una serie di sostanze “campione”. Per maggiori informazioni ed approfondimenti sul concetto di sensibilità e specificità http://en.wikipedia.org/wiki/Sensitivity_and_specificity , mentre per approfondimenti sul concetto di predittività http://www.wikihow.com/Calculate-Sensitivity,-Specificity,-Positive-Predictive-Value,-and-Negative-Predictive-Value

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    Shanks Niall, Greek Ray, Greek Jean, Are animal models predictive for humans? Philos Ethics Humanit Med. 2009; 4: 2. Published online 2009 January 15. doi: 10.1186/1747-5341-4-2

    Spriet-Pourra C, Auriche M: Drug Withdrawal from Sale. New York 2nd edition. 1994

    Stingl L, Völkel M & Lindl T. 20 years of hypertension research using genetically modified animals: no clinically promising approaches in sight. ALTEX 2009; 26(1): 41-51.

    Usha Sankar. The Delicate Toxicity Balance in Drug Discovery. The Scientist 2005, 19(15):32

    van der Worp HB, Howells DW, Sena ES, Porritt MJ, Rewell S, O’Collins V et al.: Can animal models of disease reliably inform human studies? PLoS Med 2010, 7: e1000245

    Worth A.P. and M. Balls The Principles of Validation and the ECVAM Validation Process Altern Lab Anim. 2002 Dec ;30 Suppl 2 :15-21

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    • Hai indovinato, le citazioni teatrali e che possono essere applicate a chiunque e in qualunque luogo e in qualunque tempo sono piuttosto inutili 🙂
      Inoltre mi spiace molto deluderti, ma tutti i grandi scienziati si son sempre curati del consenso. Anche perché altrimenti non sarebbero stati grandi scienziati (e non citare il solito Galileo, visto che ancora non esisteva la comunità scientifica).

      Allora, rispondere nel dettaglio a tutto quello che hai copiato e incollato è molto faticoso (è molto faticoso anche leggerlo tutto, e infatti tu ti sei addirittura scordata di inserire un link presente nell’articolo originale XD), d’altro canto credo che fornire delle semplici linee generali di confutazione sia sufficiente. La questione della predittività è stata trattata ampiamente, in particolare nell’articolo che ho già nominato, “elementi di probabilità per babbei”. In generale la predittività di un sistema non può essere considerata semplicemente bassa o alta, ha un preciso valore numerico assoluto. Per dire se è “bassa” o “alta” bisogna verificare la sua utilità agli scopi prefissati, nonché confrontarla con le altre metodiche a nostra disposizione. 33% sarebbe una predittività bassa se disponessimo di un metodo qualsiasi che avesse una predittività superiore al 33%. Se stessimo studiando il lancio di una moneta, ad esempio, fare previsioni a caso ti permetterebbe di avere ragione all’incirca nel 50% dei casi, quindi una predittività del 33% sarebbe inutile o addirittura fuorviante. Ma la probabilità di far funzionare un farmaco scegliendolo completamente a caso è MOLTO più bassa del 33%, quindi il 33% è un miglioramento. Ovviamente se ci fossero metodi in grado di fornire risultati più accurati lo useremmo istantaneamente. Hai detto che ci sono metodi validati alternativi… se sono validati, mi saprai fornire dati più precisi: su che campione sono stati validati, e quali sono i risultati?
      Visto che la maggior parte dell’articolo snocciola dati sulla predittività raccontandoci che sono “inaccettabili”, ma senza averci chiesto se noi li riteniamo effettivamente tali o comunque li preferiamo al metterci una benda sugli occhi, questo già basta a rispondere quasi su tutto. Consideriamo anche che a volte sembra che siamo di fronte a un semplice elenco di dati piuttosto alla rinfusa, addirittura autocontraddittori:
      Prima si dice che non ci sono dati di validazione, dopo si afferma che ci sono e sono negativi. Prima si dice che in farmaci prevalentemente per il sistema cardiocircolatorio la predittività è intorno al 33%, poi si dice che non sono per nulla predittivi. Si dice che si sta parlando di CAM, ma si nomina una pubblicazione che non si occupava di CAM.
      Una valanga di referenze, senza dubbio, ma a meno che in letteratura non sia scritto tutto ed il contrario di tutto, è evidente che sono citate in maniera molto di comodo. E ci sono anche alcuni errori più evidenti nella presentazione dei dati, come il solito esempio degli studi sul fumo, che non potevano mostrare le proprietà cancerogene dello stesso semplicemente perché l’esperimento non poteva riprodurre in laboratorio le stesse condizioni di durata e frequenza dell’abuso di tabacco nell’uomo.
      Ovviamente, a tutto ciò bisogna aggiungere un dato che non viene mai trattato dagli antivivisezionisti scientifici, eccetto il mai abbastanza disprezzato Mamone Capria, e cioè il fatto che gli animali sono sempre e comunque indispensabili nell’ambito della ricerca di base (oltre che in chirurgia sperimentale o nello studio di psicofarmaci), e non solo nei test di tossicità. Si potrà anche, scioccamente, fare il conteggio delle pubblicazioni che hanno sfociato direttamente in un’applicazione clinica (si è già discusso dell’erroneità e ingannevolezza di questo approccio nell’articolo dedicato a Mamone), ma sarebbe molto più divertente fare il contrario, e cioè vedere quanta parte delle applicazioni cliniche non siano radicate nella ricerca di base. A mio avviso nessuna, più in generale almeno la stragrande maggioranza.
      Tieni presente tutto quanto è stato detto finora e rileggi ora i punti che sono stati portati riguardo alla sperimentazione sugli scimpanzé. Cadono tutti. Non ha semplicemente senso far presente che quella metodologia non ha risolto il problema (il che non vuol dire che non abbia portato progressi) se in effetti NESSUNA delle metodologie usate ne ha portati. Evidentemente la soluzione è sfuggente e bisogna insistere per trovarla, ognuno con la metodica a lui più congeniale. Senza contare che tutti i successi ottenuti vengono omessi per concentrarsi sui fallimenti…

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  5. spero x tutti che tu sia un manager o un sindacalista o un pubblicitario,o qualcosa di simile (in questo caso ti assumerei di certo),ma se 6 un medico o un ricercatore dalle cui mani dipende la nostra salute futura sono veramente perplessa..
    (peraltro non ci è dato sapere che titolo accademico ti dia facoltà di “sminuire” a priori e tout court tutti,tutti e dico tutti quelli con pareri diversi dai tuoi.. pareri di scienziati,accademici,professori,ricercatori citati in precedenza..)

    Essendo una curiosa “speleologa” del campo della comunicazione trovo finanche divertenti certe dispute di sofismo,dribbling,mescolamento di carte,salti a piè pari di domande,fonti,commenti,risultati,ecc,e molto divertente l’affermazione che prima della somma,.. divina..istituzione della tua cara “comunità scientifica” gli scienziati non fossero tali !!!(arrivando quindi addirittura a declassare Archimede,Pitagora,ecc ecc ecc ecc ecc) ma ciò che invece è di una drammatica e sconcertante tristezza, e preoccupante per tutti i malati (sia i miei parenti che parenti,genitori,amici,figli di chi ci legge) è l’assoluta mancanza di vicinanza/empatia al paziente (umano) da cui sembri lontano anni luce….
    ..forse,ad un certo livello..quando si pensa solo a vincere progetti e titoli, il topo e il malato finiscono con l’essere percepiti allo stesso modo..non vita..solo carta ..
    Ma sto divagando..riporto il discorso “terra terra” nel tentativo di darti pochi agganci per ulteriori “contrattacchi sofistici”:

    Se diagnosticano il cancro a mio figlio, delle tue care “probabilità”, “statistica”, “referenze”, “letteratura”, “gare a chi pubblica di più”, “sacroconsigliodegliscienziatilluminatinominatidadiopadre” e quant’altro vuoi ancora citare x sviare dalla questione , non me ne può fregare di meno…mi interessa che mi si prospetti una di queste cose:
    o la guarigione,
    o la diminuzione della gravità della sintomatologia e della sofferenza,
    o che nessuno,pasticciando su di me come prima ha fatto sui topi,diminuisca la mia breve aspettativa di vita..
    Chiaro?Credo di si perchè se si trattasse della tua pelle,sarebbe chiarissimo.

    Se il risultato del fantasioso pasticciamento sugli animali (che NON hanno gran parte delle nostre leucemie,nè i nostri tumori spontanei, nè alcuna specie di metastasi, non sono Down, non hanno la Sindrome di Turner, ne la Sla,ecc..)è il 10,il 30,il 20, il 5 per cento è cmq meno predittivo del lancio di una moneta e io non metto la mia vita o quella di mio figlio nel lancio di una moneta o nella roulette russa..
    la battaglia da fare,insieme agli “antivivisezionisti scientifico-umanofili” è per questa libertà,che,attualmente,NON ci è completamente concessa nonostante si parli della nostra salute e dei nostri soldi…
    Proviamo a dare lo stesso budget alla scienza NON pasticciata,e vediamo..

    Ergo:Non si deve sprecare più 1 euro in questo metodo medievale,cosi come non vorrei che si sprecassero per pratiche divinatorie,propiziatorie o altro..!!!
    Mi dispiace per chi perderà “X” mila euro di progetto per pasticciare sull’ultimo tipo di oncomouse, o su Zebrafish o sul gatto fosforescente ma voglio che con i miei soldi, i miei figli possano contare su meno risultati ma più indicativi per noi..
    poi nel tempo libero e/o con i loro soldi, i vivisettori..possono sempre andare a dar fuoco alle formiche..
    la gente è stanca di milioni di euro,decenni di vivisezione di ogni tipo,fantasmagoriche trovate nel topo o nella scimmia e poi alla fine della fiera il malato si attacca al tram perchè quegli stupendi risultati erano solo nel topo…

    ….cmq ,se sei un manager o un sindacalista dimmi dove ti posso contattare..se sei cosi infuocato e testardo su argomenti che fanno acqua da tutte le parti, se ti metti dalla parte della verità potresti essere un vero portento..
    😉

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    • La mia pazienza si sta esaurendo. La questione del lancio della moneta è una cosa che ho già spiegato con tutti i rimandi del caso. ora il punto è che evidentemente tu non sei in grado di capire i più elementari concetti della matematica e delle probabilità.
      Dunque non è possibile spiegarti alcunché, o almeno io non ne sono capace. Torna dal tuo prof di matematica delle superiori e fatti rispiegare la probabilità condizionata (oltre a un po’ di storia della medicina che non ti farebbe male), quello non spetta a me farlo. E se nonostante questo proprio non ci arrivi, almeno abbia la decenza di non ammorbarci con la tua incompetenza.

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      • Pazienza??
        x chi utilizza epiteti come “babbei”,ecc.. è strano che ci si offenda così, per cosa poi?
        L’offerta di lavoro (da sindacalista) era vero…
        😉
        Cmq la curiosità aumenta,probabilmente aumenta anche nei tuoi contatti che,come me,adorano “Mentalist”,”Lie to me” .. : chissà quale luminare sta perdendo la pazienza ,oltre che ritenere infondate/ignoranti/ ecc tutte le citazioni (non mie) ma di ricercatori e Nobel che ti ho citato..?? MISTERO..
        Dare dell’ignorante a chi non la pensa come lui non credi sia un pessimo biglietto da visita?Xò ti giustifico perchè è obbligatorio in chi ha argomentazioni stridenti come la S.A. …
        p.s. mi mancavano 8 esami in veterinaria ma l’esame di matematica e statistica all’università lo avevo passato,ecco perchè mi ricordo cosa è statisticamente rilevante o no: della S.A. qualsiasi risultato può essere, a seconda della specie utilizzata, rilevante o meno,per la specie umana, SOLO A POSTERIORI..cioè dopo il confronto, esattamente come farele carte dalla cartomante..e troppo spesso,quel a “posteriori” si è trasformato in una catastrofe umana.
        ma tu continua a offenderti anzichè pensare alle vittime e ai malati..
        Il mio antivivisezionismo non è zoofilia,e neanche rabbia verso chi si trastulla comodamente in questo medioevo culturale antiscientifico, ma preoccupazione per gli esseri umani (come i miei cari)che non solo continuano a crepare di cancro,ecc ma anche di malattie iatrogene partorite da questo tremendo e reiterato errore metodologico (malattia iatrogene,cioè dovute a medicamenti sono,visto che ti piacciono le statistiche, il 25 x cento di tutte le malattie! )

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      • TU HAI SUPERATO UN ESAME DI STATISTICA A VETERINARIA?!?
        Non ci credo. Dimmi che stai scherzando. Stai semplicemente inventando, diciamolo, vero? Se no onestamente mi sento un coglione io ad aver perso tempo a studiarmela davvero la matematica…

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  6. quale sarebbe la scienza- ricerca non pasticciata???
    Cassandra ha idea di quanto ci voglia a validare un metodo che non utilizzi animali, nè parti di essi (cellule ad es.)??? e cosa voglia dire validazione???
    Da studente di veterinaria non conoscevo assolutamente tale mondo.. solo dopo vari anni di approfondimenti, corsi di perfezionamento, specializzazione e contatti sul campo ho potuto approfondire e farmi un parere reale su tali questioni, senza che altri fattori influenzassero la formazione di tali idee. Nessuna facoltà di medicina veterinaria a tutt’oggi fornisce una panoramica concreta del mondo della ricerca. Basti pensare all’importanza che viene data alla clinica, alla patologia degli animali da reddito e da compagnia, all’ispezione e alla zootecnia e nulla agli animali da laboratorio. le poche ore dedicate ad un seminario sul DLgs116/92 non colmano le lacune.

    Pregherei chiunque di evitare di citare Galielo, Archimede o Pitagora, l’intuizione e la genialità di tali individui sono da tutti conosciuti ma la comunità scientifica è altro…

    qualcuno vuole citare Scienziati che rinnegano la sperimentazione??? accertatevi però che non finanzino la sperimetazione stessa.. (vedi ultimi avvenimenti con Veronesi).

    Ho sentito anche Margherita Hack… lei è scusata… ha ammesso di essere contraria ma perchè ignorante in materia.. parole sue.. in una diretta ha chiesto di spiegarle cosa si intendesse.

    Cassandra.. nessuno mai darà a tuo figlio una cura che ha ottenuto il 33% di successo in un topo… ma probabilmente se un tuo nipote avrà un male attualmente incurabile… quel metodo che oggi ha avuto il 33% di successo, attraverso altri studi porterà alla scoperta di qualcosa (farmaco o tecnica) che avrà un successo maggiore.

    Ho perso mia madre per un parkinson degenerativo.. ad oggi lo studio del parkinson su modelli animali con staminali ha portato a qualche speranza per il futuro.

    è questo che fa andare avanti…. siamo veterinari al servizio della salute pubblica… la salute dell’animale e la salute umana.

    Un laureato in discipline medico scientifiche può essere contrario per ragioni di etica personale ma allo stato attuale non avrà un sostegno per dire che la SA è inutile anche perchè se si sostiene lo sviluppo delle metodiche alternative, anzi sostitutive, ci si deve ricordare che queste vengono validate attraverso un confronto diretto e non retrogrando con il medesimo esperimento sugli animali.

    chiedo venia per eventuali errori dovuti alla fretta di scrivere.

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    • e poi i ricercatori capiscano che non c’e e non puo esistere un modelo perfetto in questo mondo. per questo si commincia dal cellule e vials, ma poi si conferma a modelli animali diversi. vorrei vedere, come, per esempio, il ricerca sulle teratome (citazioni di cassandra) potrebbe essere fatta solo in vitro. io non lo so, i miei colleghi non lo sanno, Shinya Yamanaka non lo sa.

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  7. Per Cassandra:
    Proviamo a dare lo stesso budget alla scienza NON pasticciata,e vediamo..

    Mi sfugge l’argomentazione.
    La troverei condivisibile a livello puramente teorico (accettiamo un margine di efficienza inferiore o largamente inferiore per un lasso di tempo indefinito per assicurarci nel più breve tempo possibile sistemi sperimentali la cui predittività sia superiore a quelli attuali) ma la trovo impercorribile a livello pratico.

    Faccio una doverosa premessa: NON sono un ricercatore nè ho alcuna formazione medico-scientifica che mi permetta di disquisire nel dettaglio gli argomenti che avete già precedentemente trattato. Di mestiere faccio l’imprenditore (o meglio, il mesto artigiano) e parlerò dunque sulla base di logiche prettamente economiche.

    Tornando all’argomentazione di cui sopra la ritengo impercorribile perché parto dal presupposto che la grossa parte della ricerca medica, biomedica e farmacologica non trae le necessarie (e ingenti) risorse economiche dallo Stato ma da imprese private. La differenza è sostanziale perché mentre la ricerca pubblica, fatto salvo il principio dell’ottimizzazione delle risorse, può permettersi il lusso di NON massimizzare l’efficienza “economica” derivante dalla scoperta non avendo il profitto come fine ultimo.
    Diverso è il discorso per un’azienda operante nel settore: ogni ricerca è per definizione un mero investimento che deve produrre utili (nel breve o nel lungo periodo). Per massimizzare il profitto mi rivolgerò ovviamente ai metodi di ricerca e sviluppo maggiormente efficienti o, alternativamente, meno costosi a parità di efficienza. Do ovviamente per scontato che un’azienda operi in un quadro di legalità e non utilizzi sotterfugi di qualsivoglia tipo per arginare in maniera fraudolenta i costi relativi alla sperimentazione (qualunque essa sia). A definire il quadro legale in cui opera un’azienda ci pensa ovviamente lo Stato che definirà gli elementi tecnici e scientifici entro cui la produzione del bene finito (il farmaco) risulterà ragionevolmente sicura per poter essere immessa sul mercato.
    Come azienda interessata a massimizzare il profitto avrei tutto l’interesse, qualora i sistemi di sperimentazione “alternativi” o complementari si dimostrassero superiori in termini di predittività a quelli animali, ad investire sui primi ed evitare o MINIMIZZARE quanto più possibile l’impatto dei secondi. In termini di mero costo (economico e non ultimo di immagine, date le implicazioni etiche) è una semplice azione che mi permetterebbe di aumentare enormemente la redditività di ogni singolo prodotto dando per scontato che la sperimentazione animale abbia dei costi ENORMEMENTE superiori a quelli dei sistemi alternativi.
    Se le argomentazioni scientifiche di quanti si oppongono alla sperimentazione animale fossero ragionevoli come sembrano o dicono di essere come mai le aziende invece seguitano ad orientarsi sulla sperimentazione animale anzichè sostenere a spron battuto i ben più economici sistemi complementari? Fatta salva l’obbligatorietà per legge di una fase di testing su animali prima di quella umana non avrei, come azienda, tutti gli interessi a diminuire il numero di cavie utilizzate in laboratorio? Eppure i dati di impiego delle cavie, nonostante il principio (sacrosanto) delle 3R non mostrano un andamento decrescente ma stabile o crescente del numero di animali impiegati (http://www.understandinganimalresearch.org.uk/assets/document/AC13C7F5-B48C-B33C-668872770F913A2A/2011%20Briefing%20on%20numbers%20of%20animals2.pdf).
    Delle due l’una: o i sistemi alternativi hanno un costo superiore (ma mi vien difficile credere che una coltura cellulare possa superare per costo centinaia di cavie animali) o la sperimentazione animale, con tutti i limiti del caso, risulta ancora essere la forma più sicura ed efficiente di sperimentazione.

    Gli scenario alternativo potrebbero essere, sommariamente, il seguente:
    lo Stato impone la cessazione di tutta la sperimentazione animale per legge (per motivi etici o per motivi scientifici, poco importa).
    In questo caso, dando per scontato che un farmaco debba essere necessariamente testato sull’uomo prima della sua immissione sul mercato, affronteremmo due possibili conseguenze:
    a) drastico rallentamento della sperimentazione (dato il numero ENORME di ricerche e l’impossibilità di “reperire” un numero sufficiente di cavie umane su cui sperimentare in un contesto scientifico ed etico “accettabile”) e conseguentemente del progresso medico (con le relative perdite di vite umane);
    b) aumento esponenziale dei costi del farmaco all’utente finale (sia esso lo Stato o il singolo cittadino); non saprei ovviamente quantificare l’importo ma posso immaginare nell’ordine di diverse grandezze considerato che come azienda non vado solo ad aumentare (triplicare o più?) i costi relativi alla fase di testing ma dovrò anche cautelarmi dalle maggiori possibilità che un farmaco possa provocare danni parziali o totali a terzi (esponendomi quindi alla necessità di rimborsare i danni all’utenza o ai famigliari delle cavie).

    Le implicazioni immediate sarebbero il collasso del Sistema Sanitario Nazionale (causa impossibilità di far fronte ad un aumento dei costi dei farmaci necessari alle prestazioni mediche) o alternativamente l’accettazione tout court della mercificazione di individui a fini di sperimentazione (come azienda ovviamente andrò a reperire il “materiale primo” dove questo ha un costo inferiore) cosa che produrrebbe implicazioni etiche ancora più significative di quelle già esistenti considerato che potremmo dar luogo a nuove forme di “schiavismo” a fini medici.
    Se invece il divieto valesse solo per la sperimentazione su base nazionale non avremmo minimamente intaccato il problema: aumenterebbero semplicemente il numero di sperimentazioni nei paesi dove questa risulterebbe ancora legale con la differenza sostanziale di non poter controllare direttamente il processo di produzione scientifica (e tanti saluti alle 3R ed al miglioramento del trattamento degli animali negli stabulari).

    In tal senso, in assenza di risposte signficative sui dubbi espressi sopra, mi sento di dover appoggiare la sperimentazione animale come sistema più efficiente e (paradossalmente) etico a nostra disposizione ATTUALMENTE. Confido ovviamente che il progresso medico e scientifico ci permettano un giorno di disporre di metodi alternativi funzionali all’eliminazione completa dello sfruttamento animale a fini di ricerca biomedica.

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  8. Pingback: Il Veterinario nella Sperimentazione Animale | Matteo Rossini

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