Un Articolo da Confutare


Il famoso Tettamanti, quello che filosofeggiava a Montichiari, ve lo ricordate?
Abbiamo ritrovato un suo articolo interessante che vale la pena di commentare. Leggasi, confutare.
Lo trovate a questo link

E noi non possiamo astenerci dal parlarne un po’.


Commento numero 1

La bibliografia. Noterete che praticamente tutti i dati utilizzati per sostenere le sue affermazioni vengono dal libro Vivisezione o Scienza, di Pietro Croce. Una fonte secondaria e non certo imparziale. Ci sono le basi per affermare che Tettamanti non ha riportato quasi nessuna fonte a sostegno della sua “prova definitiva” dell’antiscientificità della sperimentazione animale.
Come comportarsi? Non possiamo verificare uno ad uno i singoli dati che snocciola, visto che cita solo una fonte secondaria (quale raffinatezza accademica! Non mi avrebbero fatto neanche laureare se avessi fatto una cosa del genere nella mia tesi…) di cui non disponiamo.
Tuttavia, dato che sappiamo che in effetti uomini e animali sono simili, ma non uguali, possiamo prendere per buono che il suo lungo elenco di differenze fra uomini e topi sia veritiero. E quindi? Le differenze fra uomini e animali sono utili quanto le somiglianze. Ad esempio se i ratti campassero ottant’anni e avessero gravidanze di nove mesi, questo farebbe di loro degli animali da laboratorio inutilizzabili per la maggior parte delle procedure per cui sono utilizzati attualmente. Certo, magari diventerebbero molto utili per altre … I topi non sono uomini in miniatura. Ma quello che sfugge agli antivivisezionisti è che nessuno vorrebbe che lo fossero.


Commento numero 2

Tettamanti mostra una notevole faccia tosta a parlare di scienza per poi distruggere tutte le basi della ricerca scientifica in biologia. Cosa pensa, che i topi siano carrucole o leve? Sono sistemi complessi, e li si studia tenendo d’occhio questa complessità. Dunque è vero che piccole variabili possono alterare il risultato di alcuni tipi di test. Ma…

  1. Queste variabili possono essere identificate e accrescere la nostra riserva di conoscenze spendibili.
  2. Questi effetti possono verificarsi, ma non vuol dire che si verifichino sempre, o che le differenze nell’esito degli esperimenti siano sempre rilevanti.
  3. Il riferimento alla tossicologia è molto comodo, visto che si tratta di una delle branche meno esatte della biologia e della medicina. Se Tettamanti volesse dedicare un po’ del suo tempo a fisiologia, genetica e biologia dello sviluppo, forse colmerebbe le sue lacune.


Commento numero 3

Se si vuol dimostrare che una sostanza è innocua, è possibile farlo usando gli animali.
Se si vuol dimostrare che la stessa sostanza è tossica, è possibile farlo usando altri animali o altre condizioni di esperimento

Già, solo che poi devi sperimentare anche sugli uomini, e allora se hai fatto qualche cavolata verrà inevitabilmente fuori. Nell’interesse di chi sperimenta dovrebbe esserci un’idea che abbia possibilità di sviluppo, non vedo perché case farmaceutiche e altre aziende dovrebbero avere interesse a far scoppiare altri casi come quello del talidomide. Semplicemente, si raccoglie l’insieme dei dati a disposizione, e se l’idea è promettente si procede ad una serie di prove successive che ci diano informazioni sempre più certe.


Commento numero 4

Nel 1981, sempre il prof. Zbinden pubblicò un articolo, diventato subito famosissimo, in cui criticava pesantemente questa metodologia, dimostrando che i risultati che si ottengono dagli animali dipendono, oltre che dalla specie animale utilizzata, anche dalle condizioni in cui viene effettuato l’esperimento: dal ceppo, dal sesso, dall’età, dalle condizioni di stabulazione, dall’alimentazione, dal rumore, dallo stress dell’animale, ecc.

Che bello, una fonte verificabile e primaria! L’articolo è “Significance of the LD50-test for the toxicological evaluation of chemical substances”.
L’LD50, o median lethal dose, è un test tossicologico che consiste nel verificare qual è la dose della sostanza alla quale la metà degli individui cui è somministrata muoiono. È un test con forti limiti di applicazione e predittività, ma che si usa comunque per mancanza di alternative. Come scrivevamo nelle nostre FAQ, è possibile che delle alternative più solide, che prevedano o meno l’uso di animali, vengano un giorno sufficientemente validate. Quel che mi preme sottolineare è che Tettamanti parla di “questa metodologia” riferendosi alla sperimentazione animale in toto, e cita Zbinden a suo supporto, quando questi si riferiva soltanto ad uno specifico tipo di test, l’LD50, e ad una specifica materia di ricerca, la tossicologia. Non è un pelo disonesto?


Commento numero 5

I roditori sono animali naturalmente notturni e tendono a cibarsi durante la notte: basterebbe questo fatto per invalidare la sperimentazione su animali.
Gli animali nei laboratori, per ovvi motivi, vengono costretti a cibarsi di giorno e a vivere in gabbie senza posti dove nascondersi dalla luce; tutto questo li costringe ad adattarsi a situazioni innaturali capaci, già da sole, di alterare profondamente il loro metabolismo.

Prima di dire certe cose bisognerebbe almeno entrare una volta nella vita in uno stabulario…

I roditori notturni hanno il cibo a disposizione a tutte le ore del giorno e della notte, a meno che l’esperimento non preveda esattamente uno studio sul ritmo circadiano (nel qual caso è ovvio che esso viene alterato ad arte per osservare i risultati). Non per nulla i roditori in laboratorio, alimentati ad libitum, spesso tendono all’obesità. Inoltre vengono di norma mantenuti a ciclo invertito, vale a dire in stanze chiuse illuminate di notte e tenute al buio di giorno, in modo da mantenere inalterato il ritmo circadiano, ma mettendolo in fase con quello degli sperimentatori.

Inoltre, un dettagliuccio piccino piccino ma piuttosto importante: a noi non importa affatto di mantenere gli animali in condizioni “naturali”. A noi importa mantenerli in condizioni adeguate al tipo di osservazione che ci interessa fare. Prima ci dice che i ratti un metabolismo diverso dagli uomini, e poi ci rimprovera perché vi interferiamo? Supponiamo sia vero, è del tutto naturale che lo facciamo, scegliamo ed adattiamo il modello al tipo di fenomeni che vogliamo studiare. Altrimenti prenderemmo dei ratti di fogna nelle strade e lavoreremmo su quelli, no?


Commento numero 6

La prova definitiva della truffa vivisettoria è la seguente:
mentre i tossicologi continuano a sostenere che roditori e uomini sono così simili da permettere l’utilizzo di questi animali per testare le sostanze chimiche che verranno a contatto con l’uomo, i produttori di rodenticidi assicurano che i roditori sono così diversi dall’uomo (e dai suoi animali d’affezione) da offrire la possibilità di preparare veleni altamente specifici
.

(grassetto suo)

Grazie per averci dato dei truffatori. Molto gentile, ed appropriato da certi pulpiti. Ma mettiamoci una pietra sopra… dunque questa è la prova definitiva per cui ancora però non sono stati assegnati Nobel, chissà perché? Forse perché la cosa potrebbe essere un po’ più semplice, sfumata e meno categorica. Semplicemente, gli animali potrebbero essere simili all’uomo per certi aspetti e diversi per altri, e da ciò dipende la progettazione degli esperimenti e l’interpretazione dei risultati. In alcuni casi vengono sfruttate le somiglianze, in altri le differenze, e l’esempio citato da Tettamanti rientra semplicemente nella seconda categoria. È davvero un concetto così difficile?


Se questo è il livello argomentativo, sono ben lieto di non avere avuto tempo di andare alla conferenza a Green Hill. Conservo ancora un certo amore per la Scienza …


[OI]

9 thoughts on “Un Articolo da Confutare

  1. Complimenti per l’articolo.Come dico sempre, invece di andare a fare il “gallo sulla munnezza”come si suol dire dalle mie parti di chi pavoneggia grandi competenze dinanzi ad un pubblico inesperto,questo Tettamanti e simili venissero nelle università a fare le loro conferenze dinanzi a professori e studenti.

    Vediamo che bella figura ci farebbe ad essere sbugiardato da qualunque studente di medicina abbia superato il quarto anno.

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      • Ma anche da chi ha una cultura scientifica di base come me che dovrebbe essere il minimo assoluto in una società moderna come la nostra. E’ assolutamente chiaro a chi voglia vederlo che tutta la questione animali diversi/uguali è fumo negli occhi, che ovviamente a ogni studio servono cose diverse e che uno studio serio che passi la peer review ne tiene conto e sfrutta appunto le similitudini e le diversità che servono e bilancia con altri strumenti.

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  2. Ehm… glielo diciamo a questo qui che i rodenticidi sono tossici ANCHE per l’uomo? Gli anticoagulanti sono antagonisti della vitamina k, che è parte di un meccanismo filogeneticamente antico e sicuramente comune a tutti i mammiferi.
    Che sulle scatole ci sia scritto che il prodotto è innocuo per animali è umani non significa che sia vero. E tutti i cani e gatti avvelenati che capitano in ambulatorio ne sono testimoni. Capitano spesso, peraltro.

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  3. Leggetevi questi articoli trovati in rete contro vivisezione e cavie umane.Se proprio ci devono essere sperimentazioni,i medici potrebbero sperimentarle su di se o propri familiari,o su loro colleghi o finanziatori.Questa è l’unica opzione per far veramente bene all’umanità(e non)altro che la truffa della vivisezione che vi piace tanto….
    Vivisezione e cavie umane:il business macabro dell’industria farmaceutica
    Di Salvatore Santoru

    Ormai è risaputo:la vivisezione,nota anche come “sperimentazione animale”, non serve a niente se non ad incrementare i profitti delle multinazionali farmaceutiche,è solo business macabro e crudele,sacrifici rituali praticati nel nome del Dio Denaro adorato dai signori dell’industria(mafiosa)del farmaco.Addirittura l’ex vivisettrice Rita Levi Montalcini si è espressa(molto probabilmente per opportunismo)contro la truffa della “sperimentazione animale” .Per anni e anni i boss delle cosche farmaceutiche hanno lucrato,speculato,truffato sulla pelle di animali e persone per i propri sporchi interessi.Alcune fondazioni autodichiarate noprofit (o falsamente no profit e colluse con banche e multinazionali esperte nello sfruttamento, come la Gates-Monsanto o Ford e Rockfeller)come Telethon Italia,presieduta attualmente da Luca Cordero di Montezemolo,sono state e sono tutt’ora coinvolte nel “giro della vivisezione”. Ultimamente la sempre più crescente presa di coscienza sull’inutilità della vivisezione ha fatto arretrare i colossi del farmaco,che in cambio hanno deciso di puntare sul business delle cavie umane.La sperimentazione sulle cavie umane,in molti casi forzata, viene eseguita generalmente sui tipi considerati esclusi,deboli o disabili:in genere bambini ,uomini e donne del 3 mondo,emarginati,persone con disagi fisici o mentali,carcerati e così via.Queste sperimentazioni,molte volte coatte,sembrano rifarsi ai ben più tristemente noti esperimenti nazisti sugli esseri umani o a progetti macabri come l’Aktion T4,e non c’è da stupirsi,visto che la “scienza” industriale ha potuto “usufruire” di torturatori nazisti come Josef Mengele(protetto come tanti da parte dell’establishment occidentale).Di seguito alcuni passi tratti da due articoli relativi all’uso e allo sfruttamento delle cavie umane da parte delle multinazionali del farmaco: “i test farmaceutici oggi sono un business da 30 miliardi di dollari, che coinvolge le fasce povere di circa 105 paesi, dagli Usa alla Russia, dal Brasile all’Uganda, ma anche in Cina, Polonia e Romania e sempre di più l’India” e “ovviamente chi si sottopone ai drug test sono persone povere, spesso analfabete, che hanno bisogno di denaro”(Le Cavie d’India),
    o ancora riguardo alla morte di bambini usati come cavie da parte della Pfizer in Nigeria “la sperimentazione è stata condotta durante un’epidemia di meningite nello stato con un farmaco ancora non approvato dall’ente americano su 200 bambini, senza ottenere dai loro genitori il cosiddetto «consenso informato». Secondo testimonianze dei genitori e del personale dell’ospedale in cui è stato condotto, il test è stato portato avanti in una sessione chiusa, in cui operava solo il personale della Pfizer. La multinazionale aveva ottenuto il permesso di condurre questo test grazie alla compiacenza dell’allora governo federale 8allora guidato dal dittatore Sani Abacha). Alla fine, dopo che i dottori della Pfizer se ne erano andati, 11 bambini sono morti e molti altri hanno subito deformità permanenti, anche se non è mai stato possibile stabilire se i decessi e le malformazioni fossero stati il risultato della somministrazione del farmaco piuttosto che i sintomi della malattia. (Nigeria,bimbi usati come cavie umane,la Pfizer paga indennizzi alle famiglie)
    Per concludere c’è da dire che si dovrebbero contrastare queste due pratiche disumane(vivisezione e uso forzato di cavie umane) che non fanno bene nè alla ricerca,nè alla scienza,nè tantomeno all’umanità o agli animali,e di cui gli unici a trarne beneficio sono i soliti noti,sempre pronti a lucrare sulle disgrazie altrui.

    http://informazioneconsapevole.blogspot.it/2011/08/vivisezione-e-cavie-umaneil-business.html

    Semantica dell’inganno
    Di Alessandra Colla
    Devo darvi due notizie — una buona e una cattiva.
    Cominciamo da quella cattiva: la lobby della ricerca c.d. scientifica si prepara a impestare le nostre città con cartelloni e manifesti pubblicitari a favore della ricerca, lanciando una campagna in grande stile «insieme a voi per fare un impatto positivo su tutto il mondo, in piu di 30 paesi, e nella tua communita’» — come si legge, in un italiano un po’ approssimativo, sull’home page del sito http://www.ricercasalva.it, evidentemente ancora “under construction” (c’è anche una sezione intitolata rozzamente «Sei contro ricerca animale?», ma è vuota). Sono tanti, hanno i soldi e si appoggiano a istituzioni che il grande pubblico considera prestigiose.
    Quella buona, invece, è che se pensano di dover uscire allo scoperto è perché si sentono minacciati, e per di più cercano di controbattere alle serie e numerose accuse portate contro le loro pratiche antiquate proponendo un messaggio debole e vecchio.
    Vediamo un po’ i dettagli.
    La foto del manifesto è questa:

    Come si vede, l’immediatezza del messaggio è realmente di grande impatto — per chi? Ma per tutti quelli che, non conoscendo nulla dell’iceberg “ricerca scientifica”, vivono di rendita sul vecchio, vecchissimo argomento principe del bravo vivisettore: “preferisci sacrificare un topo o salvare tuo figlio?”.
    Gli ingredienti per una vivace scossa emotiva ci sono tutti: il bambino, soggetto/oggetto par excellence di ogni pubblicità ovvero l’affetto più caro (per la verità le statistiche del 2010 registrano, per l’Italia, un infanticidio ogni 20 giorni), a fronte dell’odioso topo ( che si tratti di una candida cavia innocua non scalfisce minimamente l’immaginario collettivo che associa ogni muride al temibile Rattus rattus portatore della peste nera) incubo di quasi ogni donna e ogni madre.
    È chiaro che i pubblicitari conoscono il loro mestiere — vendere il prodotto .
    Da non sottovalutare nemmeno il link di riferimento, con un nome davvero ben trovato: “ricerca salva”. Ovvero la ricerca ti salva, ma tu che guardi, o viandante, devi salvare la ricerca se vuoi esserne salvato. Che, tradotto, significa “caccia la lira”. Obiettivo veramente primario per ogni istituto di ricerca, come sappiamo da tempo, e che costituisce il messaggio occulto.
    Il messaggio palese, invece, è la quintessenza dell’antropocentrismo politicamente corretto: è in gioco la vita dell’essere umano, per salvare la quale s’impone il sacrificio di una vita non-umana. E la scritta non dice “un giorno ti potrebbe salvare la vita”, bensì “un giorno ti potrei salvare la vita”: è l’animale stesso a dichiararsi disposto a donarsi per la tutela di quel bene “superiore” che è la vita umana — tutto , a fronte del nulla rappresentato, per contro, dalla mera animalità. Nessuno meglio di Marguerite Yourcenar, a mio avviso, ha saputo dirlo meglio cogliendo «quell’aspetto sconvolgente dell’animale che non possiede niente, tranne la propria vita, che così spesso gli prendiamo» .
    Ma di quale animale si tratta, qui? Del topo. Che un po’ ci è così familiare nelle vesti di Topolino, Jerry, Pixie&Dixie, Fievel, Bianca&Bernie; e un po’ merita, in qualche modo, di essere sacrificato per quella sua parentela (ah, Linneo…) con l’infelice Rattus rattus. Che si offra in sostituzione della vittima prescelta, dunque, è cosa buona giusta doverosa e salutare: come peraltro insegnano le radici della cultura occidentale — l’agnello che salva Isacco dal coltello di Abramo, o la cerva che salva Ifigenia dal coltello di Agamennone (e Lucrezio, lucido e puntualissimo, chiosa “Tantum religio potuit suadere malorum” , quali e quanti mali ha potuto suggerire la religione…).
    Del resto la storia dell’umanità rigurgita di sacrifici animali, immolati su altari d’ogni tipo per celebrare vittorie, scongiurare sconfitte, espiare colpe o invocare favori — la predilezione di Jahvé per l’odore del sangue è imbarazzante forse più di quella del colonnello Kilgore per l’odore del napalm al mattino. Il che sembra aver fornito all’ homo occidentalis la legittimazione ideale per continuare, anche in questo nostro ancor giovane XXI secolo, a immolare vittime non-umane sull’altare della Scienza.
    Ecco, questo sì che è preoccupante: considerare la Scienza (con la maiuscola, si noti) alla stregua di una divinità terribile ma giusta alla quale offrire quotidianamente innumerevoli sacrifici per salvarci la pelle. Non, si badi, per assicurarci la vita eterna nell’aldilà — oh no. Ma proprio per illudersi di sconfiggere la morte e tentare di prolungare il più possibile questa vita terrena, bene materiale quant’altri mai, prontissimi a infischiarcene della salute della nostra anima immortale nonché dello strazio di infiniti esseri viventi. (Io credo che l’Occidente cristiano in tutte le sue declinazioni dovrebbe interrogarsi su questa contraddizione che la dice lunga sulla fragilità di certe scelte).
    Ma questa atroce divinizzazione della scienza non rappresenta forse la sconfitta di ogni illuminismo, e insieme il trionfo di quell’oscurantismo che dopo il 1789 si credeva di aver cacciato dalla porta e che subdolamente è invece rientrato dalla finestra? “Sei ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo […] con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio” ? Urge, s’impone, necessita imperativamente una nuova coscienza, una nuova consapevolezza e l’assunzione di nuove responsabilità.
    Torniamo al topo, scelto non a caso. Perché sappiamo benissimo che gli animali utilizzati (sono o non sono “utensili animati” al pari degli schiavi, come diceva il sommo Aristotele che tanto piacque a Tommaso d’Aquino?) sono topi, sì, ma anche cani, gatti, scimmie (che sono primati come noi), uccelli, suini, ovini, equini, rettili, pesci — i ricercatori adempiendo così, in modo non eccessivamente arbitrario, l’antica missione: «dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra» (Genesi, 1:28).
    Ma naturalmente il topo, anche se è una cavia e non un topo di fogna, è molto meno carino di un cane o di un gatto: e si è più disposti a tollerare le sofferenze di quello piuttosto che di questi. (Anche Françoise Marie Martin, moglie di Claude Bernard, celebre fisiologo e campione della medicina sperimentale che l’aveva sposata per interesse nel 1845, tollerava a malincuore le pratiche vivisettorie del marito su topi e rane. Però quando il galantuomo arrivò a vivisezionare pure il cane di casa prese le figlie e se ne andò, nel 1869, trascorrendo il resto della sua vita a battersi contro questa pratica).
    È probabilmente per questo che il nervosismo sale quando l’attenzione dell’opinione pubblica viene portata sugli allevamenti di cani destinati alla vivisezione; ed è per questo che risulta così difficile indurre l’uomo della strada a ritenere meritevoli di maggior considerazione animali diversi da cani e gatti.
    Tirando le somme, però, sembra di poter concludere che noi, il popolo antispecista, non siamo messi poi così male. E che anzi stiamo lavorando piuttosto bene, se la lobby vivisettrice si sente in dovere di cercare approvazione per le sue pratiche biasimevoli (oltre che perlopiù fuorvianti, come sappiamo).
    In concreto, cosa possiamo fare? Parola d’ordine, non abbassare la guardia. E poi: continuare a produrre materiale qualificato, non cedere alle emozioni, non rispondere alle provocazioni, restare distaccati e non dimenticare mai che sotto quei camici bianchi e quei sorrisi stereotipati si celano, intatti attraverso i secoli e i millenni, i portatori di ogni oppressione. Sarà solo questo che potrà salvare la vita di tutti, umani e non-umani.

    asinusnovus.wordpress.com/2012/04/15/semantica-dellinganno/

    “LA VIVISEZIONE E’ SOLO BUSINESS”

    DI LEONORA PIGLIUCCI
    liberazione.it

    Marco Mamone Capria, professore di matematica dell’Università di Perugia, ha raccolto l’eredità morale del padre dell’antivivisezionismo scientifico Hans Ruesch. Nel suo libro del 1976 “Imperatrice nuda”, Ruesch lanciò un radicale atto di accusa alle presunte basi scientifiche della vivisezione, arrivando alla conclusione che non esista alcun motivo valido, oltre al carrierismo dei ricercatori e al profitto delle case farmaceutiche, per continuare a sperimentare su animali. Il testo influì sulla politica e diede una forte scossa al movimento animalista mentre l’autore incappò in infiniti boicottaggi, persino da parte del suo stesso editore. Mamone è il curatore dei due ultimi libri di Ruesch, “La medicina smascherata” e “La figlia dell’imperatrice”.

    Prof. Mamone, è davvero possibile, al di là delle ragioni etiche, combattere sul piano scientifico la metodologia più usata dalla ricerca medica in tutto il mondo?

    Decisamente sì, la vivisezione è solo un inganno crudele e questo appare evidente a chiunque approfondisca un po’ l’argomento. In primis per le differenze biologiche tra le specie che rendono i risultati mai univoci: si può scegliere, ad esempio, che animale usare per ottenere il risultato voluto e far commercializzare un nuovo composto chimico, senza sapere in realtà nulla della sua eventuale tossicità per gli umani. Nella ricerca medica, poi, si tratta di curare patologie non naturali, ma indotte artificialmente e solo superficialmente simili a quelle umane.

    Si leggono spesso notizie che parlano di cure trovate per malattie umane riprodotte nei topi. Ma poi si aggiunge che mancano anni alle applicazioni umane o che, visto il successo nei roditori, gli stessi test ripartono su altri animali. Ma qual è il criterio con cui si decide che animale usare?

    Le ragioni sono economiche e organizzative, lo ammettono anche loro. In Italia si usano più i roditori che le scimmie, che sono evolutivamente più vicine all’uomo, ma anche più costose. E’ comune che i ricercatori sacrifichino migliaia di vite e ingenti fondi pubblici per “curare” i topi, dopodiché sono così consapevoli dell’inutilità del risultato che ripartono da zero con i primati. Ma intanto possono allungare la loro lista delle pubblicazioni.

    E con le scimmie il risultato è sempre valido?

    No e lo dimostra il fallimento più clamoroso e drammatico della vivisezione, quello della talidomide. Il farmaco fu dato alle donne in gravidanza e provocò la nascita di migliaia di bambini focomelici, senza gambe o braccia. La prova della vivisezione era stata brillantemente superata: il farmaco risultava sicuro per varie specie di primati e di topi, conigli, cani, gatti, maiali e armadilli, tra i quali solo rari individui mostravano reazioni avverse. Su questo argomento grandi nomi della sperimentazione animale come Rita Levi Montalcini e Silvio Garattini si sono dimostrati in maniera imbarazzante incoerenti e reticenti, quando li hanno incalzati gli abilissimi autori di un’inchiesta del programma Rai “Report” dal titolo “Uomini e topi” (disponibile all’indirizzo http://www.report.rai.it , ndr) alla quale ho collaborato.

    E cosa è emerso?

    Le argomentazioni dei ricercatori crollano ad una ad una. Alla faccia della trasparenza, nessun laboratorio lascia entrare i giornalisti, neanche quello dell’Istituto Superiore di sanità, ente pubblico, che dovrebbe essere la frontiera ultima della garanzia in ambito sanitario. Addirittura il responsabile della ricerca su animali, Rodolfo Lorenzini, dichiara candidamente di fungere allo stesso tempo da controllore e controllato avendo la facoltà di firmare i moduli per le autorizzazioni alle proprie sperimentazioni. Lorenzini inoltre ricopre un ruolo per il quale, secondo l’interpretazione naturale del decreto legislativo 116/92, sarebbe auspicabile essere iscritti all’Ordine dei Veterinari cosa che lui non è. Ed emergono anche situazioni clamorosamente illegali, che però nessuno ha denunciato.

    Ad esempio?

    I corsi di formazione di chirurgia laparoscopica dell’Università Cattolica di Roma in cui si fanno esperimenti illegali sui maiali. Sono esercitazioni vietate dalle legge italiana perché, data l’esistenza di metodi sostitutivi altrove utilizzati, non sussiste la condizione di “inderogabile necessità” prevista dalla legge.

    Chi dovrebbe denunciare questo abuso gratuito sugli animali?

    Credo che dovrebbe essere il compito specifico delle associazioni antivivisezioniste. Così come dovrebbero denunciare le facoltà scientifiche italiane che quasi ovunque disattendono l’obbligo di dare massima pubblicità alla legge 413/93 sull’obiezione di coscienza alla vivisezione nella didattica. Si configura il reato di omissione di atti d’ufficio, per il quale è stata già denunciata nel 2004 l’Università di Perugia che, mesi dopo, si è messa in regola.

    Lei crede che le associazioni non si muovano in questo senso?

    Ne “La medicina smascherata” Ruesch parla di come le associazioni nate antivivisezioniste, almeno alcune, abbiano perso l’obiettivo di combattere, appunto, la sperimentazione animale e si siano invece convertite più genericamente alla difesa dei “diritti degli animali” insistendo su argomenti solo etici e concentrandosi su altri temi come mattatoi, pellicce, ecc. Ma è solo dimostrando le basi fallaci e truffaldine sulle quali poggia la vivisezione che si può pensare di liberare le sue vittime. Del resto le argomentazioni etiche non cambiano di una virgola le politiche dei governi, né tantomeno quelle delle multinazionali, nemmeno quando in ballo ci sono le persone. Non appare ingenuo pensare che far leva sulla morale possa salvare gli animali quando dall’altra parte ci sono interessi economici?

    Negli ultimi anni però il movimento antivivisezionista è riuscito a recuperare molti animali, ci sono centri in cui si fa riabilitazione…

    Il fronte più attivo infatti è quello della riabilitazione. Di certo utile per i pochi animali che riescono a uscire dai laboratori, che si salvano però solo per un’operazione discrezionale dei vivisettori, che ad esempio non consegnano mai cani o gatti malmessi su cui abbiano “lavorato”, ma solo quelli in esubero, per evitare di fare brutta figura. E’ necessario che almeno parallelamente si lavori per smascherare la truffa.

    Promuovendo anche i metodi alternativi?

    Li chiamerei sostitutivi o, semplicemente, scientifici. Funzionano, e sono economici, rapidi e certi. Eppure restano anni in attesa di essere validati perché la pietra di paragone sono i risultati della vivisezione, che invece non è mai stata validata e che a seconda delle specie dà risultati diversi. Le nuove procedure invece, come i chip genetici, che indicano direttamente come una sostanza chimica interferisce con il dna umano, danno risposte inoppugnabili.

    E allora, se costano anche meno perché non decollano?

    Il loro guaio è proprio che danno risultati univoci. Oggi per ottenere il via a un prodotto basta trovare l’animale che lo tolleri, con metodi veritieri questo business sarebbe impossibile.

    Leonora Pigliucci
    Fonte: http://www.liberazione.it

    http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=7079

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    • Primo articolo: riporta una sola fonte, quella sulla Pfizer. Visto che noi non difendiamo la sperimentazione su cavie umane, non capisco cosa c’entri. Il resto sono solo accuse infondate, quando non falsità palesi: la Montalcini non si è mai espressa contro la sperimentazione animale, cui deve fra l’altro la scoperta che l’ha resa famosa e che ha rivoluzionato le neuroscienze. La colpa è tutta di un video che gira su youtube nel quale le sue dichiarazioni sono state montate ad arte per far fraintendere l’opinione della Montalcini, che è, come la chiameresti tu, un’accanita “vivisezionista”.

      Secondo articolo: Del tutto insignificante. E’ solo una critica ai mezzi comunicativi usati per le campagne, giustissime, a favore della sperimentazione animale, che è un pilastro della ricerca biomedica. E’ arriva da un pulpito assurdo, visto che le campagne antivivisezione continuano a mostrare sempre le stesse assurde foto di cinquant’anni fa, e/o scattate in laboratori illegali e addirittura zoo, quando non di semplici carcasse anonime di animali sconosciuti, senza la minima spiegazione di natura scientifica sull’esperimento (a che serviva? L’animale ha davvero sofferto? Che precauzioni sono state prese per impedirlo? Si poteva fare altrimenti?). Che gente così squallida ci faccia le bucce sui nostri metodi di comunicazione è veramente il bue che dà del cornuto all’asino.
      E a titolo di informazione, l’immagine di un roditore è senz’altro la più fedele alla realtà che si possa trovare, perché i roditori rappresentano almeno il 90% delle cavie utilizzate. E ovviamente sono molto più stupidi ed inutili di cani, gatti e cavalli, che svolgono anche dei ruoli rilevanti nella nostra società (come animali da compagnia, ma anche in altri ruoli, come i cani antidroga, cani da tartufo, difesa delle proprietà e via dicendo). Se non si usa almeo la complessità del sistema nervoso per distinguere un animale da un altro i famosi antispecisti sono in discreta difficoltà, visto che all’improvviso ogni loro passo, respiro o boccone si trasforma in una strage di esseri innocenti.

      Terzo articolo: Ruesch è confutato brevemente qui

      Hans Ruesch nudo


      e in questa bella serie di articoli
      http://www.molecularlab.it/omgscience/?p=2821
      Per il resto, si è ampiamente risposto nelle nostre FAQ

      Le FAQ della Sperimentazione Animale


      E mi si permetta di dubitare delle competenze biologiche di un professore di matematica che si dichiara “erede di Ruesch”, visto che Ruesch era un pilota automobilistico senza nessuna conoscenza in materia, e viste tutte le castronerie che sparava.

      Ossequi

      [OI]

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    • Effettivamente sono ridicolaggini paurose. Basti dire che in apertura pretende di affidare la verità scientifica nelle mani della platea inesperta, che ha “l’intuito degli artisti”. Un populismo degno del duce… come dire che gli ingegneri devono fare il pane e i fornai progettare ponti. No comment. E questo era pure normalista, dicono… che vergogna.

      [OI]

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  4. Tettamanti parla come se si facessero solo esperimenti sui topi…
    Sbaglio o, per legge, in ogni esperimento si possono usare roditori al massimo per il 70%? (e per il resto usare non roditori)

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