Il Mito della Fitoterapia e del “io mi curo con le piante perché sono naturali e non testate”


È doverosa una premessa, la prima cosa che ci viene insegnata, al corso di laurea in CTF è «la chimica è vita» e non che la chimica sia morte. Tutto ciò di cui siamo fatti è chimica cominciando dal collagene della nostra pelle o dalla cheratina dei capelli, finendo alla molecola che per antonomasia significa vita: il DNA. Quando si legge, quindi, che all’interno di un prodotto non si trovano sostanze chimiche vi stanno dicendo una balla! L’acqua, altrimenti detta monossido di diidrogeno, che rientra nel 90% delle formulazioni, è una sostanza chimica!

Da poco, mi sono affacciata alle terapie “naturali”, intendendo con questo termine sia fitoterapici (farmaci che provengono dall’uso delle piante intere o parti di esse), sia farmaci di origine animale (organismi interi come la “sanguisuga” o parti di esse come polveri di pancreas o di tiroide, ormai, quasi, abbandonate grazie ai farmaci di sintesi), proprio perché si è resa utile una figura professionale, che sia in grado di guidare nella scelta e nella possibilità di intraprendere una cura con “ciò che è stato sintetizzato dai laboratori chimici di altri organismi viventi”.
Altra doverosa puntualizzazione è, infatti, che i fitoterapici sono farmaci a tutti gli effetti, si compongo di una sostanza responsabile dell’attività farmacologica, che sarà il principio attivo, più altre sostanze, che assolveranno al ruolo di eccipienti o sinergizzanti, vale a dire che possono o agevolare l’assorbimento e quindi anche il raggiungimento del bersaglio o possono intervenire nella fase farmaco dinamica amplificando la risposta. Ma quel che è più importante, è che possono interferire con terapie croniche o possono peggiorare sintomi di determinate patologie, quindi la loro disinvolta assunzione comporta un rischio per chi li assume.
Come tutti gli altri farmaci, richiedono un alto livello di attenzione, per tale ragione, necessitano di studi che seguano le canoniche strade della sperimentazione, a meno che non si tratti di medicamenti che rientrino nella così detta medicina tradizionale, ovvero farmaci usati da moltissimi anni per cui gli effetti attribuiti (terapeutici e non), siano, ormai, certi.

La più classica delle motivazioni è, appunto, che non ci si vuole curare con sostanze chimiche perché, ciò che viene dalla natura, non può fare male come le sostanze chimiche che sono contenute nei farmaci che ci propinano come sicuri; come la mettiamo allora con la cicuta, con la Nux vomica (che contiene stricnina); con gli alcaloidi della segale cornuta; con l’atropina? Secondo il principio che, poc’anzi, ho enunciato, non dovrebbero nuocere, in realtà sono in grado di uccidere.

Ma la più grande castroneria è che, i fitoterapici (perché i più annoverano solo questi tra i farmaci naturali) non sono testati sugli animali, cosa???
Avendo già chiarito che anche i fitoterapici (restringo il campo per agevolare l’argomentazione) necessitano di studi sperimentali, tali e quali, a quelli che devono seguire i farmaci di sintesi, si capisce come e quanto possa essere errata l’informazione secondo la quale i fitoterapici siano “cruelty free”. Come se non bastasse un fitoterapico non essendo di sintesi (e quindi non essendo puro) ha tutta una sfilza di controlli da superare: controllo di qualità, di identità, del titolo, di purezza, di stabilità e non ultimo di attività. Le droghe vegetali (droghe è il termine tecnico con cui vengono indicate le piante o parti di esse che contengono i principi attivi di interesse terapeutico e non è per nulla collegato alle droghe d’abuso) devono essere quelle descritte (identità) in etichetta (senza alterazioni con piante diverse con parti della stessa pianta che contengano un titolo in PA inferiore); la droga deve essere stata coltivata secondo regole ben precise e anche la raccolta deve essere effettuata nel momento giusto sia dell’anno che della giornata; la droga non deve essere contaminata (purezza) né da parassiti né con pesticidi; la droga deve avere un contenuto in PA che rientri in un range definito standard (titolo in PA); deve essere stabile, ovvero deve aver subito la disattivazione enzimatica e deve subire un controllo di attività mediante saggi e dosaggi biologici.

In cosa consistono i saggi e i dosaggi biologici? Si tratta di usare le piante o loro parti su organismi interi o organi isolati per verificare che l’attività sia presente inoltre paragonando l’effetto con quello di uno standard puro si potrà stabilire la dose in unità internazionali. Alcuni esempi possono agevolare la comprensione di ciò che sto dicendo; gli alcaloidi della segale cornuta, tra le varie proprietà hanno quella di essere vasocostrittori, vengono usati per bloccare le emorragie post parto o per le emicranie, un tempo addirittura erano usate per stimolare il parto, pratica abbandonata perché molti bambini nascevano morti (ecco che naturale non è sinonimo di sicuro); quando in un laboratorio arrivano queste sostanze da piante coltivate, occorre che vengano accertate l’attività e la purezza e che si possa stabilire il dosaggio in unità internazionali. Per stabilire la presenza di attività vasocostrittrice si usa il saggio (descritto nelle monografie delle Farmacopee Ufficiali) della necrosi della cresta del gallo, una porzione fortemente irrorata e ricca di vasi, il saggio è soddisfatto se la cresta va in necrosi; per il dosaggio si segue la stessa modalità ma, in più, si deve eseguire un raffronto con uno standard.


La conclusione è ovvia, cruelty free e prodotto “naturale” hanno cammini talmente paralleli da non incontrarsi mai o quasi.

[VS]

10 thoughts on “Il Mito della Fitoterapia e del “io mi curo con le piante perché sono naturali e non testate”

  1. Precisiamo: il Ministero della Salute utilizza una circolare composta da due liste (tabelle A e B) per distinguere tra “erbe medicinali” ed “erbe officinali”. La Tabella A elenca piante medicinali con specifica attività farmacologica e riconosciuta tossicità, la cui vendita è limitata e la cui approvazione è soggetta a prove sperimentali ed autorizzazione ministeriale. La Tabella B elenca piante non soggette alla sperimentazione, nè all’autorizzazione, ma a semplice notifica ministeriale (solitamente non è dichiarata l’attività farmacologica). Nella prima tabella sono contenute 400 voci, nella seconda 900. Alcuni di questi prodotti vengono attualmente classificati come prodotti dietetici (soggetti a notifica al Ministero della Sanità, DL.vo n. 111 del 27/1/1992).

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    • Diciamo che questa è la grande contraddizione della legge Italiana, si sta, infatti, lavorando per arginare questo paradosso, ma il processo, per quel che so io, sta procedendo a rilento. Mi spiego meglio, molte della piante elencate nella tabella A rientravano nella tabella B, e sempre molte sono quelle che, ancora, potrebbero passare in tabella A. Da premettere che i medicinali presenti nella tabella B vengono usati per la medicina tradizionale cui ho fatto cenno nell’articolo, ma se questi fitoterapici (tabella B) dovessero presentare delle attività nuove, allora passeranno, per queste nuove attività, la stessa trafila di un farmaco di sintesi. Spero di essere stata chiara, perchè è un concetto un po’ contorto, vista la bassa soglia di attenzione, che fino ad ora, si prestava ai fitoterapici.
      [VS]

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  2. Studiando farmacologia ci avevano spiegato come gli alcaloidi della segale cornuta furono la causa di molte credenze mitologiche/religiose sia per i trip dati da sostanze come l’acido lisergico, sia perchè la gente,nutrendosi di cereali oramai contaminati dalla Claviceps Purpurea, aveva delle vasocostrizioni gravissime dovute all’ergotamina, gravi al punto di perdere gli arti per necrosi, in quelle occasioni venivano ritenuti responsabili streghe e divinità adirate.
    Chissà che non sia qualche altra sostanza naturale che assumono inconsciamente gli animalisti a sostenere questa criptogenica caccia alle streghe contro i ricercatori, magari sono intossicati e non lo sanno.

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  3. Studio CTF anche io, sono vegana e animalista. Sono d’accordo generalmente sulle cose che scrivi, ma volevo cercare di farvi capire che non tutti i vegani e animalisti sono hippies isterici che seguono santoni. Ci sono ricercatori, farmacisti, biologi e medici che sono convinti che la sperimentazione non sia necessaria, ci sono amanti della scienza che invece di mettersi cocciutamente a tentare di screditare e ridicolizzare chi la pensa diversamente, vogliono impegnarsi nel trovare un’alternativa valida alla vivisezione.
    Perché invece di bisticciare come mocciosi di prima elementare, non andiamo tutti insieme nella stessa direzione, ovvero la progressione della ricerca?

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    • Cara S, se sei studente di CTF, ti chiedo di leggere il mio pensiero che segue e dirmi come pensi si possa dire che la sperimentazione non è necessaria…forse nella cosmesi (sarei disposto a fornire trnquillamente un rettangolo della mia pelle per le prove)…ma…
      Mio commento su un altro articolo:
      “LA sperimentazione animale, già per altro regolamentata in maniera abbastanza rigida, è ancora necessaria e lo sarà sempre. Studi di metabolismo, farmacocinetica ed efficacia non possono esimersi dal modello animale in toto per essere eseguiti, e sono le basi per studiare il comportamento dei farmaci negli organismi viventi. Si deve ridurre il numero, si devono trovare metodiche alternative quando è possibile (ricordo però che la creazione di colture cellulari comporta l’uccisione degli aniamli da cui si prelevano le cellule, e spesso sono madri a termine gravidanza che forniscon feti non ancora partoriti per fare le colture di cellule staminale e fetali). Solo una cosa: se si ritiene di dover eliminare la sperimentazione animale, si cominci pure a non utilizzare i prodotti che l’hanno utilizzata…ne cito solo alcuni: coca e pepsi cola, gatorade, tutti i farmaci tradizionali sia umani che ad uso veterinario (compresi i chemioterapici e i farmaci salvavita), protesi articolari e dentarie, dispositivi medicali (deflussori, siringhe, cateteri, cerotti etc etc), la maggiorparte degli oggetti di uso comune in plastica, alcuni dolcificanti (aspartame ad esempio), automobili, materiali da edilizia…e potrei andare avanti ancora un sacco…tutto quello che ho elencato si è avvalso della sperimentazione animale (in gran parte per studi di tossicità) per poter essere immesso o retare in commercio…come le sigarette…chi vuole eliminare totalmente la sperimentazione non ha idea di quanto sia utile…”

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