La non risposta di Capellino


Dopo la pubblicazione della lettera aperta a Per Giovanni Capellino, presidente di Almo Nature e mandante della campagna mediatica di denigrazione della ricerca andata in TV l’anno scorso, non mi aspettavo una risposta. Infatti sapevo per certo che se avesse risposto avrebbe potuto fare solo una di queste tre cose, e lo avevo anche scritto nella lettera aperta:

  1. Usare slogan e frasi preconfezionate
  2. Negare l’evidenza
  3. Atteggiarsi a vittima, fingendo di dimenticare chi è che ha usato una campagna milionaria in TV per insultare

Ebbene… ha risposto ! Ovviamente sulla pagina Facebook della sua azienda dove può censurare le controrisposte. Indovinate un pochino quale delle tre strade ha scelto ?

Ma si dai… melius abundare quam deficere…. tutte e tre:

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Siccome io sono sempre disposto a un confronto civile e costruttivo, mi corre l’obbligo di una controreplica.

Ovviamente lo faccio qui, dove il Sig. Capellino se vuole può intervenire commentando (non censuro, io).

Eccoci:

“Caro RV,
la risposta che ho dato lo scorso anno – firmandomi con nome e cognome, senza nascondermi dietro anonimati – è senza dubbio imperfetta poiché esprime un punto di vista personale, non una verità inviolabile, quindi la accetti per quello che è.”

L’appellarsi all’anonimato dell’interlocutore per delegittimarlo mi pare una argomentazione piuttosto misera, dunque avrà una risposta minimale: forse nel mondo degli elefantini rosa volanti non accade, ma nel mondo reale i ricercatori, coloro i quali lavorano con gli animali e coloro i quali osano esprimere opinioni diverse da quelle propugnate da un certo animalismo estremo che sconfina nel terrorismo, sono spesso oggetto di aggressioni, diffamazione, minacce e veri e propri attentati.

Sono certo che il giorno in cui il terrorismo sedicente animalista comincerà a “occuparsi” anche dell’industria del pet food anche lei, i suoi collaboratori e la sua azienda inizierete a conoscere il significato di parole come “sicurezza” e “incolumità personale”, e a considerare l’anonimato tra le opzioni.

Sia chiaro che questo non è un augurio, anzi spero che i fanatismi che lei fomenta vengano fermati prima, è solo un possibile scenario. Purtroppo molto verosimile.

“L’attacco che lei riserva a me e ad Almo Nature è mal orientato, dovrebbe invece rivolgersi all’industria del pet food: l’errore che lei commette nel costruire la sua dialettica è grande poiché identifica Almo Nature come “il pet food mondiale” o il sistema economico vigente basato sullo sfruttamento intensivo della natura.”

È singolare che lei definisca “attacco” un’argomentazione nella quale, a ben vedere, non le ho neppure attribuito alcun reato.

Mi consta invece che l’Istituto di Autodisciplina della Pubblicità abbia chiesto (purtroppo troppo tardi) di interrompere la campagna di Almo Nature perché palesemente denigratoria dell’attività dei ricercatori, quegli stessi ricercatori (vale la pena di ricordarlo) che lavorano per cercare di salvare delle vite, compresa la sua. Se lo ha dimenticato le rinfresco la memoria: http://www.scienzainrete.it/contenuto/news/pubblicita-di-almonature-era-scorretta/dicembre-2013

Si tratta di uno strano caso di strabismo intellettuale: quando Almo Nature definisce pubblicamente (con degli spot televisivi in prime time, omettendo di precisare che è una opinione, come rilevato dallo IAP) la ricerca scientifica come “un delitto” lo fa con aLmore; quando qualcuno le fa notare che lei di mestiere trita conigli (il che è meramente un fatto) allora questa è “un’aggressione” e “una polemica”.

In verità non metto affatto in discussione il lavoro dell’intera industria del pet food. A mio parere ognuno ha il diritto di fare qualsiasi attività lecita per legge, e poi ognuno ha il diritto di decidere cosa comprare e cosa no. È in discussione la profonda ipocrisia dimostrata nell’occuparsi in modo tanto fazioso della ricerca, fingendo di dimenticare chi si è, che cosa si fa e da dove arrivano i soldi con cui è stata pagata quella campagna.

Glielo ripeto: i fatti sono privi di opinione, di morale o di giudizio, sono solo fatti.

I fatti sono che quella campagna pubblicitaria contro la ricerca scientifica e contro il bene dei malati è stata pagata con i proventi di una azienda che di mestiere MACELLA ANIMALI e che il ritorno che questa azienda ne ottiene è ovviamente un aumento del volume di affari, ossia poter MACELLARE PIÙ ANIMALI.

Se c’è qualcosa che non capisce (magari i suoi fornitori Thailandesi non le mandano i report fotografici) le faccio un disegnino, anzi le metto una foto presa da un sito animalista, sono certo che i suoi clienti la apprezzeranno.

macellazione-conigli-6

“Non abbiamo neppure un millesimo del potere che lei ci attribuisce. “

Questo mi stupisce e mi preoccupa. Se, secondo le stime precedentemente esposte (e da lei non smentite), Almo Nature da sola trita per la sua produzione più animali di quanti ne sono utilizzati per tutta la ricerca scientifica in Italia, e ora a ciò aggiunge che Almo Nature non è “neppure un millesimo” dell’industria del pet food, allora il numero di animali uccisi per il vostro settore di attività deve essere terrificante.

Per quanto riguarda il “potere” ciò che ho visto, fino ad ora, è che lei ha il “potere” di spendere decine di milioni di euro in spot per insultare me e tutti gli altri ricercatori, io no. Quindi non si sottovaluti, lei ha molto potere. Purtroppo. E anche molti soldi, di conigli deve averne ammazzati tanti.

“Per questo motivo la sua polemica non porta a nessun traguardo tranne l’essere nutrimento per se stessa, ragione per la quale non la riteniamo costruttiva.”

Lo immagino, non contribuendo al vostro fatturato non è “costruttiva”. Non costruisce utile e non costruisce facile consenso. Immagino sia sgradevole, a volte capita che la realtà lo sia.

Mi permetto un piccolo consiglio, come inciso: quando si fa scrivere le letterine dall’ufficio stampa dica loro di ricordarsi che spaccerà il testo come suo, altrimenti si sbagliano e (abituati a parlare come azienda) usano la prima persona plurale. Suona davvero male: sembra un plurale maiestatico, trasuda arrroganza e lascia trasparire bisogno di attenzione.

“Inoltre attaccandoci lei fa riferimento al nostro blog che lo scorso anno ha proposto una serie di interventi sia a favore, sia contrari alla sperimentazione animale: Almo Nature è stata la sola a ospitare punti di vista e opinioni opposte, anche quando in aperto contrasto con la propria convinzione (ideologicamente contro) per generare un dialogo virtuoso, uno scambio di idee che – sul blog – non sono mai state censurate. Un esempio unico di apertura, tolleranza e rispetto.”

Non è vero: Le domande riportate nell’articolo erano state poste più volte sia sul blog che sulla pagina Facebook di Almo Nature, e sono state da voi rimosse su entrambe.

Quanto all’uso da parte sua di parole come “tolleranza e rispetto”, mi scuso per la franchezza, a mio avviso valica il limite del ridicolo.

Una campagna mediatica degna di Goebbels nella “potenza mediatica” impiegata, di Yousef Ahmadi nei modi e nei toni, e di Mengele nella scelta delle vittime da attaccare (perché se lei lo avesse dimenticato, la sua guerra contro la ricerca biomedica ha come prime e principali vittime dei malati) può partire solo da una visione un po’ singolare di cos’è il rispetto.

Le modalità faziose e squilibrate del decantato “dibattito” erano un’offesa all’intelligenza dei lettori, e il suo patetico ripetere che non c’è stata censura la offende ancora di più (lo scrivo di nuovo: le domande sono state rimosse, l’affermazione “idee che – sul blog – non sono mai state censurateÈ FALSA). Non c’è “tolleranza” nel censurare le opinioni diverse dalla propria e le domande scomode.

Tolleranza e rispetto, dice… e il senso del ridicolo?

Provi ad andare in un reparto di oncologia pediatrica, guardare negli occhi un ammalato e i suoi genitori e dir loro: “scusa sai, per me il mio bilancio viene prima del conigli, e poi i conigli vengono prima della possibilità di curarti, ma io ti rispetto eh!”. Se non capisce legga due o tre volte la frase che ho virgolettato, poi si dia una ripassata alla proprietà transitiva (se proprio non ci arriva se la faccia spiegare dall’impiegata dell’ufficio stampa).

In sintesi con la sua “non risposta” non ha fatto nulla di più e nulla di meno che ciò che si prevedeva: a) Gidare aita aita “scandalizzato per l’aggressione”, b) Negare l’evidenza, c) Usare slogan per eludere le domande che le sono state poste.

Rifarò le domande. Un milione di volte. Si offenda quanto vuole.

Ogni volta che risponderà con slogan, con scenette da signorina offesa o eludendo le domande darà solo più evidenza pubblica di quali fossero le “ragioni etiche” dell’attacco portato da lei e dalla sua azienda al mondo della ricerca. Un’etica che passa per i conigli tritati e finisce con numeri con tanti zeri sul bilancio.

Riformulo, così ogni ulteriore risposta equivoca o elusiva si potrà riassumere in due lettere: “no”.

  • Almo Nature è disposta a fare disclosure del numero di animali che macella ogni anno ?
  • Almo Nature è disposta a fare disclosure dei costi della campagna in TV del 2013 e dell’impatto che essa ha avuto sul suo fatturato ?
  • Almo Nature è disposta a impegnarsi con una campagna publicitaria di pari entità per contrastare e mitigare la strage di animali perpetrata dall’industria del pet food ?
  • Almo Nature è disposta a spendere gli stessi soldi usati per la campagna pubblicitaria per finanziare la ricerca, condotta con criteri scienfitici e peer-reviewed e assegnando i fondi con un grant competitivo, sui modelli complementari ?

“Pier Giovanni Capellino”

[RV]

Dimenticavo: con aLmore !

 

11 thoughts on “La non risposta di Capellino

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  2. Come al solito, standing ovation per il blog e per RV!

    Attenderemo con ansia un’altra risposta si spera del vero Capellino, anche se ho i miei dubbi che arriverà.

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    • Non credo,
      adesso dovrebbe essergli chiaro che le risposte evasive, le balle, gli slogan e le scenette non bastano.
      Da questo punto in poi il gioco per il mortisettore è a perdere, farà come la Bramby: parlerà solo per slogan e comunicati e censurerà qualsiasi comunicazione bidirezionale.
      [RV]

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  3. se non riesce a cogliere la discrepanza fra quel che dice e quel che fa io dubito si renda conto della figura barbina che sta facendo di fronte non solo alla comunità scientifica ma ad ogni persona dotata di buon senso.

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