Il Vivisettore di Paglia, gli animalisti, gli animalari e Andrea Ferrero


Apprendiamo della comparsa di uno stimolante articolo su Query Online, rivista ufficiale del CICAP, dal titolo “animalisti o animalari?” a firma di Andrea Ferrero.

Ad onor del vero è proprio questa la ragione per cui abbiamo deciso di proporvi le riflessioni di Andrea Ferrero:  non tanto perché tali ragionamenti siano realmente stimolanti per una riflessione sul rapporto pro-SA e animalisti ma perché l’articolo suddetto compare sul giornale ufficiale di un’organizzazione di grande spessore quale è il CICAP e proprio perché questo ci rattrista, ci sentiamo in dovere di commentare con una magniloquente e verbosa analisi l’annosa e importantissima questione con cui l’autore sembra identificare l’enorme ed eterogeneo problema dell’ecoterrorismo di matrice animalista e il rifiuto della cultura scientifica in ogni sua forma da parte di gran parte della popolazione animalista.

Tornando al tema in questione, l’autore dell’articolo vuole sottolineare come esista tra l’estremamente eterogeneo gruppo di individui pro-SA una costante e piuttosto ubiquitaria chiusura mentale e al dialogo con il partito animalista.

Tale chiusura troverebbe la sua manifestazione più eclatante nella denominazione burlesca di “animalaro” che i pro-SA affibbiano agli animalisti.

L’ autore di tale articolo ci appare interessato ad adempiere alla funzione pedagogica (il docere della retorica di Cicerone), che spesso questo genere di scritti si pongono, in una duplice maniera.
Da un lato vuole informarci e portarci alla riflessione sulla legittimità e l’utilità dell’apposizione in questione ad alcuni membri della società animalista.
Da un altro lato, forse senza accorgersene,  ci mostra cosa voglia dire piombare nella cosiddetta fallacia dell’uomo di paglia.

Questa fallacia dialettica consiste nel produrre uno scritto polemico delle tesi di un individuo che assume una posizione diversa, attribuendo a quest’ultimo tesi verosimili –  ma in fondo false – per poterle demolire con facilità. Noi crediamo in fede che tanta malignità e arguzia possano difficilmente essere il risultato di un intento premeditato dell’autore dello scritto e propendiamo dunque – nonostante il velato ma esplicito riferimento ai nostri amici politicamente corretti Pro-Test Italia della foto sulla pagina del CICAP – per l’adozione sistematica del rasoio di Hanlon.

Ad ogni modo proporremo questo nostro commento sull’articolo di Andrea Ferrero  guidandovi nella costruzione che l’autore ci propone – intenzionalmente o inconsciamente – di questo povero Uomo di Paglia che chiameremo, anche per introdurre le tesi dell’altro partner virtuale di questa discussione, il Vivisettore di Paglia.

Come detto, l’autore dell’articolo pone un’interessante questione, di respiro nominalista medievale, su cosa accada nella mente del  Vivisettore di Paglia,  quando pronuncia la parola “animalaro” per riferirsi ad un sottogruppi di animalisti che l’autore stesso caratterizza come una compagine di individui che compie queste suggestive azioni:

“dalle minacce di morte a chi fa sperimentazione sugli animali all’uso di immagini false e teorie pseudoscientifiche nelle campagne contro la “vivisezione”

Stiamo dunque riflettendo sulla ragione che spinge il Vivisettore di Paglia  a chiamare  “animalari” coloro che lo insultano e lo minacciano di morte solo per essere uno studente di Medicina, Veterinaria o Biologia  o per essere un ordinario di Fisiologia che produce conoscenza avvalendosi legittimamente di animali trattati nelle più ottime condizioni di Welfare o che si recano nel suo laboratorio a distruggere anni di ricerca eliminando le speranze di cura per malattie drammatiche che affliggono la figlia di un’altra famiglia di  Vivisettori di Paglia, la quale figlia  non appena cresciuta e divenuta anche lei una Vivisettrice di Paglia si spenderà nonostante tutti i suoi problemi per poter ribadire il diritto alla cura dei malati e dei sofferenti che altri medici, Vivisettori di Paglia, cercano di garantire –  tra milioni di altre difficoltà –  prendendosi gli sputi in faccia da quelli che tutta questa congrega di Vivisettori di Paglia, in un impeto di seccatura acuta, chiama – sgarbatamente  e in modo controproducente secondo l’autore del testo – “animalari”.

L’autore comunque continua mostrando come il Vivisettore di Paglia sia un individuo che mostra tutta l’autarchia della sua chiusura mentale attraverso le implicazioni dell’utilizzo che fa di questa pericolosa denominazione – prodotta dell’Anticristo presente nella sua coscienza vivisettrice – per definire chiunque rispetti la condizione universale di possedere una anti-intellettualità generale. Citiamo:

Un “animalaro”, che glielo dica in faccia oppure no, non è semplicemente qualcuno che, come me, ha idee giuste e sbagliate, e con il quale magari sono d’accordo su molti altri argomenti. È qualcuno che identifico in tutto e per tutto in base a quell’etichetta e che per definizione sta dalla parte del torto”

Non sappiamo cosa l’autore immagini che la lingua biforcuta dei sostenitori della SA faccia a questi animalisti in un primo momento pacifici e ben informati, ma ciò di cui siamo sicuri è che l’autore si iscrive di diritto in quella feroce disputa sugli universali che infuria tra i pro-SA per definire nel modo corretto l’eterogeneità degli animalisti.

A differenze delle posizioni aristoteliche dell’autore del testo – che attribuisce a questa definizione il potere di creare una classe di animalisti che verrà identificata come sempre nella parte del torto   – noi crediamo che questa attribuzione da parte del Vivisettore di Paglia sia,  per così dire, più vicina ad un appropriato flatus vocis (un semplice nome senza pretese) con cui ci si riferisce al comportamento o ad un atteggiamento preciso di un militante animalista invece che ad una visione della realtà sistematica che tutti i pro-SA adottano solo al sentire l’odore di un’animalista.

Il Vivisettore di Paglia, in realtà, non odia gli animali e non si scaglia in ogni contesto contro chi li tutela. Piuttosto ha consapevolezza dell’utilità oggettiva della pratica della sperimentazione animale e vuole difenderla, almeno di primo acchito, da attacchi gratuiti. Esistono animalisti che vanno a proporre obiezioni e a colloquiare o semplicemente ad informarsi sulla SA in sedi prestigiose come l’Accademia dei Lincei, davanti ad una platea che è la Champions League della Scienza e della Medicina, con educazione, calma, pacatezza e rispetto. In quella sede il Vivisettore di Paglia – dal professore ordinario allo studente fino al comune cittadino  – sono stati in silenzio ad ascoltare una posizione che poneva con più forza una questione etica.

Ciò detto, la situazione è almeno un po’ diversa da quella descritta dall’autore. I nominales medievali sarebbero d’accordo col Vivisettore di Paglia stavolta.

Comunque la grande attenzione dell’autore dell’articolo per i nomi che vengono dati in contesti colloquiali agli animalisti fanatici – animalari ci ispira la proposta di un’ulteriore classificazione tassonomica degli animalari: i maturi che non se la prendono (Animalarus provectus) e i permalosi che se la prendono (Animalarus morosus).  Questi appunti parlano di  Animalarus provectus. Da entrambe le specie discostiamo lo stipite dell’animalista serio descritta in precedenza.

A questo proposito, anche una grossolana posizione concettualista sul termine “animalaro” rivelerebbe che l’universale in comune che definisce tale sottocategoria degli animalisti è quella manifestazione anti-culturale che si caratterizza per un rifiuto aprioristico dei fatti che costituiscono il dibattito sulla sperimentazione animale e che si arrocca in posizioni non solo contrarie alla sperimentazione animale ma anti-scientifiche in senso più generale.

Voglio assicurare all’autore e ai simpatizzanti che hanno conferito alle nugae [definizione di Catullo che indica cose di poco conto, sciocchezze]  in questione dignità di articolo, che il rispetto delle posizioni diverse quando ben costruite e fondate sui fatti è la situazione prevalente dei Vivisettori di Paglia, che sarebbero ben pronti a parlare e a spiegare le proprie ragioni e ad ascoltare le ragioni di un’animalista che non sia un’ecoterrorista e che sia ben informato sulla controversia. Chi scrive o afferma il contrario, millantando questa chiusura “dialettica” dei pro-SA o di Pro-Test Italia (che con il nostro registro lessicale non c’entra nulla) ha l’onere morale di mostrarla con i fatti e senza praticare quella contraddizione performativa che risiede nell’ invitare i pro-SA  a occuparsi di dialogare dei fatti con argomentazioni che contraddicono ipso facto questa stessa raccomandazione.  

Vogliamo anche aggiungere che quando ci riferiamo alla fetta di animalisti più propriamente definibili “animalari” stando a quanto precedentemente osservato ci troviamo costretti all’impossibilità di qualsivoglia dialogo. L’autore dice:

“Si potrebbe ribattere che i veri interlocutori non sono gli estremisti, ma le persone ragionevoli; non gli “animalari” ma gli animalisti. Ammettiamo che sia così, ma questo non cambia i termini del problema: a che cosa serve classificare le persone con generalizzazioni discutibili? Serve a far capire che le loro idee sono sbagliate? Allora perché non criticare direttamente le idee?”

Noi sosteniamo che se si considera la campagna “animalista” nella sua globalità portata avanti con immagini false, pubblicazioni assurde o semplicemente distorte e manipolate per fare proselitismo, non siamo semplicemente di fronte ad una posizione diversa ma ad un “negantem principia communiter recepta” e per questa ragione “disputari nequit”.

Nella definizione “animalaro fazioso e scientificamente ignorante” – e questo è importante – non rientrano “quelli che hanno un’opinione diversa dalla mia” ma quelli che né conoscono né utilizzano i metodi epistemici, logici ed etici propri della medicina e della scienza. Senza queste referenze non solo è impossibile che esista un dialogo scientifico costruttivo ma c’è anche il rischio di un potenziale danno per la medicina stessa.

Un’altra cosa che ci preme sottolineare è l’assurdità di questa proposta.

La questione che mi interessava, e che vorrei discutere in questo numero della rubrica, è un’altra: se usare etichette sarcastiche come “animalari” (ma lo stesso ragionamento vale in molti altri campi, come la difesa dell’ambiente, le scelte alimentari e così via) sia un modo efficace ed eticamente corretto per affrontare le controversie e contrastare il fanatismo.”

Ci sta veramente chiedendo di contrastare il fanatismo?
Contrastare il fanatismo –  che spesso sfocia in delinquenza pura – non dovrebbero essere  materia nostra ma delle forze dell’ordine.

Riteniamo anche che la pedanteria catechetica  delle argomentazioni di Ferrero  possa trovare una semplice quanto banale confutazione  nella considerazione che la persuasione e l’abbandonare le proprie idee in favore di altre sono eventi estremamente rari e che buona parte di tutto il ragionamento filosofico della tradizione occidentale è volto a trovare una chiave di volta per capire quando, come e perché si verifichi l’abbandono da parte di un individuo delle proprie idee in favore di una persuasione proveniente da altre idee . Ci rincresce che l’autore liquidi questa questione – che diventa anche più complessa se considerata sul piano di una popolazione o di un gruppo che fonda la sua stabilità sull’accettazione dogmatico-aprioristica di concezioni precise – in un semplice: “ma non vi è mai capitato di cambiare idea?”  La risposta a questa domanda in relazione alla questione di persuasione di un’animalista o un pro-SA alle ragioni dell’altro  è  così fuori luogo che l’argomentazione di risposta riguarderebbe il ripercorrere la storia del pensiero dalla sua nascita ad oggi. Ci limitiamo a notare come anche ad un’empirica disamina della casistica, l’ evento di persuasione nell’uno o nell’altro senso è incredibilmente raro.

Inoltre i fanatici animalisti che fanno un uso illegittimo delle informazioni per fare proseliti non vanno convinti perché non vogliono essere convinti, vanno isolati attraverso una seria cultura scientifica nella popolazione civile e attraverso la ricerca di un partner di dialogo etico ben informato. Tale partner etico ben informato sono altri animalisti che abbracciano posizioni meno estreme e meno anti-culturali e che isolano gli animalari che delinquono o che adottano atteggiamenti sovversivi, verbalmente aggressivi e anti-intellettuali ma che purtroppo sono una minoranza assoluta dello spettro degli attivisti. Ad ogni modo, a meno che l’autore non abbia le prove di una sistematica denigrazione di chiunque sia un’amante degli animali non psicotico da parte dei pro-SA,  farebbe bene a riconsiderare la sua raccomandazione in un’ottica più realista.

In definitiva se non è lesa maestà dire che chi utilizza dei metodi illegittimi per proporre cure inefficaci è un ciarlatano nella stessa misura –  più gentilmente – non lo è il dire che un animalista è un animalaro se nel suo discorso ignora le ragioni scientifiche della Sperimentazione Animale nella pratica medica; non è forse neanche lesa maestà notare come un articolo del genere  –  con un tono polemico di così bassa caratura e che tratta in modo così superficiale la realtà sociale e psicologica di un problema che è lo stipite del rifiuto aprioristico della cultura scientifica  nella nostra società – abbia come più grande difetto quello di essere l’unico sul sito Query che spende due parole per ragionare sui come  l’animalismo e l’animalesimo incidano sul ragionamento etico e scientifico sulla ricerca biomedica.

Ci troviamo dunque a concludere questo articolo con delle considerazioni che ci saremmo aspettati ma che forse hanno il pregio di rispondere in modo argomentato all’articolo di Ferrero.
Abbiamo infatti capito che un ricercatore è un ricercatore, un medico è un medico, un ciarlatano è un ciarlatano, un animalista è un animalista, un fanatico è un fanatico, un animalaro è un animalaro…

 Claude Bernard

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13 thoughts on “Il Vivisettore di Paglia, gli animalisti, gli animalari e Andrea Ferrero

  1. Bla, bla, bla, etc, etc, etc… Arrampicata sugli specchi per parabole ed ellissi aulicamente logorroica con sfoggio volgare di cultura e capacità lessicale… Per dire cosa? loro sono brutti e cattivi e li sberleffiamo quanto cacchio ci pare e piace, usando le pari tecniche di disumanizzazione dell’altro tipiche del nazianimalismo perché tanto sono bestie? Dalla coda di paglia è partito un incendio …

    Il nostro compito di scienziati, oltre che la ricerca della conoscenza ne è anche la divulgazione. Invece di chiamarli animalari che è un termine dispregiativo ma tutto sommato innocuo, suggerirei di usare termini più precisi e descrittivi dei loro comportamenti che li rendono incomunicabili: terroristi, oscurantisti, vandali e ignoranti.
    Il problema è anche più sottile, cioè che usiamo metodi di comunicazione che funzionano tra noi “scientifically litterate”, ma con la cultura media (che noi consideriamo snobbisticamente bassa) non funzionano.

    Pochi suggerimenti ad hoc
    http://www.iflscience.com/health-and-medicine/inoculating-against-science-denial

    Ciò detto è frustrante avere a che fare con queste persone, è vero, ma non è una scusa per scendere al loro livello (anche perché poi ci battono con l’esperienza). Usare questi comportamenti per “fare gruppo” tra di noi che siamo bravi contro di loro che sono cattivi, non porta a nulla.

    Rendere ancora più sorde le orecchie che già ci sentono poco non serve a nulla.

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    • “Arrampicata sugli specchi per parabole ed ellissi aulicamente logorroica con sfoggio volgare di cultura e capacità lessicale”

      Capito ragazzi? Smettete di parlare in modo forbito e di essere logorroici, solo Matteo è autorizzato a farlo.

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      • Casca il mondo per un nome.
        Tra l’altro mi meraviglio che tale rivista ospiti articoli di questo tipo piuttosto che debunkerate sulla SA.
        Io pensavo seriamente che come Pro-Test avremmo potuto dare sostegno economico al CICAP, avrei avuto intenzione di proporlo al direttivo. Ora ci sto pensando seriamente, perchè si rischia di incentivare questa “guerra tra poveri”..

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      • Scusa Giulia, in che senso per un nome? Non capisco … Pro-Test dare sostegno economico al CICAP? Avrei pensato il contrario!

        Non è questione di guerra tra poveri, è una questione di autocontrollo e anche autocensura. Scendere al livello di quello che si combatte è una ricetta certa per il fallimento. Ho censurato (richiamando all’ordine, non ho poteri editoriali su nessuna di queste pagine) più di una volta post delle pagine pro-SA in cui si denigrano (gratuitamente o meno) le frange animaliste.
        Gli incomunicabili perché emotivamente e cognitivamente inabili, vanno isolati e lasciati nel loro, tutt’al più s’interviene per vie istituzionali quando infrangono la legge. Cominciamo a chiamarli terroristi, vandali e oscurantisti, magari facciamo una campagna di sensibilizzazione istituzionale perché vengano applicate le leggi antiterrorismo ai loro appartenenti. Ma l’insulto gratuito evitiamolo, perché offende anche chi “animalaro” non è, e avrebbe altrimenti magari prestato attenzione alle nostre ragioni se non l’avessimo buttata sull’appartenenza dicotomica tra un gruppo e l’altro. Vogliamo cercare di cambiare il mondo, anche in piccolo, o bearci della nostra superiorità intellettuale fottendocene dello scopo ultimo perché tanto sono tutte bestie?

        E’ una questione di educazione (comportamento) nel campo della funzione pedagogica. Dobbiamo dare l’esempio, non darci al rutto libero. E lo dico con autocritica perché ci casco anch’io (a volte te la tirano fuori).

        Non è questione ora di ostracizzare il CICAP perché dice delle cose tutto sommato giuste (scusate non ho la più pallida di chi sia Andrea Ferrero), ma cercare di tirare i remi in barca su dei comportamenti che ci danneggiano, perché lo vogliate o no siete un volto della SA, e qualunque atteggiamento offensivo anche se ampiamente giustificato fornisce munizioni ai detrattori.

        The fun’s over, it’s time to grow up.

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    • Concordo con Matteo. Il Cicap aveva fatto una critica circostanziata e ragionata ad alcune scelte lessicali e stilistiche e ad alcuni comportamenti di certi pro S.A. (la frangia ‘razionalara’ dei pro S.A.).L’autore stesso è probabilmente favorevole alla sperimentazione animale. Voi avete fatto una prosopopeica e smodatamente prolissa prova di saccenza. Tanta arroganza, tanto latinorum, tanti sofismi, tanta verbosità, ma poca sostanza…

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      • E’ anche vero che c’è scritto all’inizio che l’autore sarebbe stato “verboso e magniloquente” appositamente.. Può essere una scelta di stile. Credo che l’intento fosse di mostrare come paragonare le due frange è inopportuno. E’ facile dire si può sempre imparare qualcosa ecc.. Ferrero non si confronta con la realtà dei fatti in nessun modo e forse gli andava fatto notare!

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    • Strana questa posizione. A me sembra il contrario.
      Usiamo sempre e solo metodi di comunicazioni che funzionano con la cultura media. Usiamo sempre e solo il mezzo delle debunkerate tout-court e del mostrare le contraddizioni nell’operato e nelle tesi animalare ma funziona poco.

      Eppoi che c’entra con questo articolo che immagino sia rivolto ad un pubblico di gente di media cultura se è diretto ad uno della redazione di Query.

      Si dice un’altra cosa in questo articolo, almeno per una parte (se ho capito bene): il CICAP, Query se ne fottono totalmente di guardare alla problematica animalara (quella prevalente tra gli attivisti animalisti) e l’unico articolo che pubblicano è un attacco a Pro-Test (perché la foto non è scelta a caso e viene dopo tutta la storia di Stoppa ecc.) che si basa veramente su tesi da oratorio di parrocchia come dice l’autore. Questo Ferrero sembra un catechista, non ci si crede che scriva su Query.

      Che vuol dire offendere chiamando “animalari”? Che offesa è? Che cosa cambia?

      L’articolo è scritto bene perché con parole altisonanti chiaramente messe apposta prende in giro l’unica preoccupazione di cui sono stati in grado di occuparsi quelli del CICAP che è una problematica del cazzo nell’insieme dei problemi posto dagli animalari! Eppoi basta rosikare perché uno si esprime in modo compiuto o perché contestualizza tre parole!!

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      • Dello stile m’importa poco, ma quando stride con la qualità del contenuto, uno lo fa notare. Alla tua domanda “Cosa cambia?” la risposta è che cambia tutto, perché se io prima di spiegare le mie ragioni a qualcuno lo insulto e gli faccio capire che lo considero un sub-umano e i miei argomenti sono intrisi di sarcasmo e facile ironia denigratoria, mi manda a dar del culo prima ancora di iniziare. E buona notte cercare di far cambiare idea a qualcuno. Il problema è tutto li, il resto è fuffa.

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      • Secondo me non l’hai letto l’articolo.
        Cerca proprio di dare una dimostrazione forbita del fatto che è una baggianata pensare questa cosa dell’insulto e della successiva chiusura. E’ una semplificazione per imbecilli, scusami.
        Che cosa dovremmo dire allora che la chisura che gli animalisti hanno per la SA è anche dovuta all’atteggiamento dei pro-SA? Ma che discorso qualunquista è? Ma dai, se uno è chiuso mentalmente lo è per ragioni culturali e genetiche!
        Ci sono miliardi di miliardi di discussioni su facebook in cui ci si mette a spiegare sotto anche ai post più assurdi degli animalisti (l’ho fatto decine di volte anche io) con calma e pacatezza le ragione della SA. Che poi uno abbia ogni tanto un po’ di giramento e gli dica “deficiente” o “animalaro” tra i commenti di facebook ma che importanza vuoi che abbia?

        Guarda, i tuoi commenti a sostegno di Ferrero hanno avuto la capacità di farmi sentire ancora più d’accordo con l’idea dell’articolo e il fatto che si perculi Ferrero e Query con toni altisonanti è ancora più giusto!!!!!
        Con questo chiudo, di nuovo complimenti all’autore e al sito!

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      • Ho letto sia l’articolo su Query che la risposta qui sopra.
        Non è che la chiusura mentale degli animalisti è data dall’atteggiamento dei pro-SA, ma l’atteggiamento di alcuni pro-SA (quando li hanno sfiancati oltre l’umana tolleranza) causa comunque dei danni. Degli ecoterroristi acefali che sparano minacce ad cazzum non importa niente a nessuno, tranne forse alle forze dell’ordine. Il problema è che le risposte scomposte nei loro confronti le leggono anche persone normodotate ignoranti in materia, che simpatizzano le tesi buoniste e ci hanno investito emotivamente, quindi quanto leggono gli insulti all’estremista criminale si sentono tirati in ballo anche loro e rifiutano di informarsi oltre. Rari casi contrari dove si sono turati il naso e hanno letto comunque le nostre ragioni hanno portato buon frutto, ma hanno anche scritto dicendo che l’atteggiamento che hanno trovato non era dei più accoglienti (non chiedetemi di andare a cercare quei post perché la vita e troppo breve per operazioni speleoinformatiche nei DB di FB).
        Il punto è che siamo tutti il volto mediaticamente visibile del mondo pro-SA abbiamo tutte le ragioni del mondo, ma ogni volta cediamo ai cori da curva perdiamo di credibilità e antagonizziamo, non tanto il terrorista acefalo che anche chissene, ma anche il simpatizzante normodotato altrimenti convincibile.
        Poi sono d’accordo che faccia cascare i testicoli nel latte delle ginocchia che uno dei pochi articoli sul CICAP riguardante la SA si preoccupi di censurare comportamenti veniali di chi proselitismo e attivismo lo fa tutti giorni anche mettendoci la faccia. Rimane che i punti che solleva sono validi.

        P.s. se anch’io fossi entrato meno in gamba tesa a rutto sulle tastiere altrui magari sta cosa si riusciva a chiarirla senza millemila commenti, ma è lo stesso alquanto umano problema antagonizzazione emotiva …

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  2. personalmente mi sento di difendere la posizione di Ferrero. Spesso si cade in errore ritenendosi superiore a persone che alla fine dei conti hanno l’unica colpa di essere così ignoranti da non rendersi conto di quanto ignorino, errore in cui cado anche io, ma così facendo si crea un muro da una parte e un muro da un altra e non ci può essere dialogo in questo modo. E soprattutto vorrei far notare come l’autore del blog usi allo stesso modo di Ferrero: “uno scritto polemico delle tesi di un individuo che assume una posizione diversa, attribuendo a quest’ultimo tesi verosimili – ma in fondo false – per poterle demolire con facilità.” cit quindi penso che in qualche modo alla fine dei conti la coda di paglia un po’ ce l’abbia.

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