Siamo “specisti”?


Una piccolo articolo sugli aspetti etici della nostra posizione, per far contenti i filosofi che ogni tanto ci fanno visita per mostrarci che lo stato non ha sprecato soldi nel farli laureare.

Partiamo da un semplice presupposto: tutti i viventi sulla terra, ad ogni livello di consapevolezza, sono in lotta per sopravvivere. Anche gli autotrofi sono in lotta per risorse come lo spazio e l’energia. L’istinto fondamentale che è in essi contenuto, che è l’originario che li muove non è un istinto che abbia un limite, ma una Volontà senza confine. Il desiderio di dominare di un essere vivente (desiderio in senso anche solo figurato) non può e non deve avere limiti, a priori. Il coniglio in Australia non ha predatori, ergo si riproduce senza alcun limite, col rischio di distruggere l’intero ecosistema e quindi infine anche se stesso.

L’istinto presente nell’uomo non è affatto diverso. Non è in una posizione speciale sulla terra, è semplicemente un animale come gli altri, che si riproduce fin dove le sue potenzialità arrivano. La differenza è nel livello di consapevolezza, ma i suoi scopi sono definiti a priori della sua consapevolezza del mondo. Come diceva Schopenhauer, l’uomo può fare quello che vuole, ma non può volere quello che non vuole, ovvero in questo caso non può alterare le proprie spinte istintive originarie.

Tali spinte, ovviamente, sono “specistiche”: l’uomo, per istinto, dà più valore ai propri conspecifici che a tutti gli altri, e ciò è biologico e istintivo, naturale, diremmo, al di là delle perversioni moderne.Tuttavia, una distinzione fra l’uomo e l’animale ovviamente c’è, l’unica significativa: l’uomo è capace di pensiero astratto. Questa novità evolutiva ha potenzialità incredibili; il fatto che noi si discuta deriva dalla nostra capacità di astrarre dal particolare, creare un concetto, dunque produrre una parola che evochi un concetto analogo nel pensiero astratto di un altro individuo come noi. Lo specismo del gatto è solo istintivo, lo specismo umano oltre a essere istintivo è anche intellettuale.

Se intendiamo lo specismo come atteggiamento istintivo; nessun animale tratta le altre specie come la propria. Le tratta peggio, talvolta le tratta MEGLIO (perché vede nei consimili una minaccia più diretta al proprio dominio), mai allo stesso modo. Tuttavia l’animale non è capace di formare un sistema di pensiero “specista” o “antispecista”. Semplicemente, tali categorie non hanno senso applicate agli animali, che sono privi di semantica. Il leone non è “leonocentrico”, non ha una teoria del mondo e della mente, né tanto meno si pone il problema di necessità o non necessità di quello che fa: lui mangia la sua preda. Il coniglio tromba come un coniglio, e le conseguenze disastrose sull’ambiente e perfino sulla sua stessa specie non sono affar suo perché non ha una teoria dell’ambiente. Da qui la ridicolaggine particolarmente pacchiana di attribuire subdolamente all’animale cose come sentimenti di rispetto, di onore ed altre stronzate.

Se parliamo dunque di pensiero, antispecista o specista che sia, dobbiamo dire che esso è categoria solo umana. L’uomo e solo l’uomo può essere specista, ma è anche vero che l’uomo e solo l’uomo può essere antispecista. Il problema logico insanabile dell’antispecismo sorge qui: l’uomo, aderendo alle posizioni dell’antispecismo, va ad affermare un giudizio di valore che pone sullo stesso piano tutte le specie. Ma così facendo, sta utilizzando la propria prerogativa più peculiare, ovvero la capacità di attribuire valori morali! L’uomo, mentre dichiara se stesso pari a tutti gli altri animali, si sta comportando di fatto nell’unico modo in cui può comportarsi, ovvero come SUPERIORE a qualsiasi altro animale, come colui che dà la forma al mondo. E dopotutto, la scienza che cos’è, se non il modo in cui l’uomo, tramite il giudizio, dà forma al mondo? Non è il mondo che forma la scienza, ma la scienza che forma il mondo. Qualsiasi tentativo di decostruire la scienza su basi antropologiche, storiche e fuffologiche crolla nel paradosso, perché antropologia, storia e fuffologia sono esse stesse discipline scientifiche, che danno forma al mondo.

In realtà potremmo benissimo dire che la visione antispecista è la più antropocentrica che esista, in quanto non fa che rimarcare le differenze fra uomo e animale, ma può solo concluderne che l’uomo è peggiore. Mark Twain, animalista, sosteneva questa teoria apertamente, affermando che l’uomo, essendo dotato del “senso morale”, è l’essere peggiore del creato. Naturale, da una visione coerentemente antispecista non può che derivare che il senso morale è una gran bella fregatura e basta, visto che ci dà solo doveri speciali, ma nessun diritto speciale…
E non solo l’uomo è l’essere peggiore, ma è l’unico a poter esprimere il giudizio di essere “peggiore”! Giudice, accusatore, difensore, giuria… E perfino imputato! Una specie di divinità!

Questa visione è incredibilmente riecheggiante di cattolicesimo … l’antispecismo sogna un nuovo Eden, e l’uomo non può essere solo un animale nel nuovo Eden, deve esserne il custode delegato da Dio. Un ruolo di cui ovviamente non è minimamente all’altezza. L’uomo è una creatura di merda, lascerebbe tranquillamente morire un proprio consimile per salvare un criceto, a patto di riuscire ad autoconvincersi, tramite l’ascolto di qualche ciarlatano, che sta facendo la cosa più bella del mondo. Sarebbe già tanto di guadagnato se l’uomo riuscisse a badare a se stesso e ad assumersi la responsabilità di rendere il pianeta vivibile PER SE STESSO. Invece no, deve preoccuparsi anche dei sorci di fogna… Chi gli abbia conferito questo sacro incarico non si sa. Un tempo si poteva far ricorso a Dio per questo genere di cose, oggi gli animalisti non hanno la più pallida idea di dove guardare, così annaspano in un mare di confuse nozioni filosofiche aggrappandosi a questa o quella trave galleggiante, che prontamente affonda e rimerge solo quando se ne sono staccati.

E’ venuto infine il momento di rispondere alla domanda nel titolo: su questa pagina siamo specisti? Sì. Facciamo una nettissima distinzione fra umano ed animale basata sulla capacità del primo ti attribuire giudizi di valore. Coerentemente a questa capacità, riconosciamo la nostra natura moralmente superiore rispetto al mondo dei “bruti”. In questo senso senso ci differenziamo dai nostri oppositori poiché essi, incoerentemente, vorrebbero usare la propria stessa facoltà morale per negare la propria peculiarità morale, spingendosi addirittura al voler astrarre l’uomo dal contesto naturale, e dunque animale, in cui vive e di cui fa parte.

Quindi sì, siamo coerentemente specisti. Mentre altri sono incoerentemente specisti. E questa è l’unica differenza.


Ossequi,

[OI]

27 thoughts on “Siamo “specisti”?

  1. Non sta a significare nulla OI. Semplicemente pensi che la superiorità intellettuale dell’uomo non dia la possibilità a quest’ultimo di vivere in armonia e nel rispetto di altre specie, nella considerazione delle scelte etologiche di ciascuna.
    Io al contrario non mi soffermo su tutte le differenze ma sulle uguaglianze.
    Io al contrario considero la superiorità intellettuale dell’ uomo non come diritto al dominio, ma come motivazione al non emulare “lo specismo del gatto”.
    Io al contrario di quanto affermi so di non avere questo diritto divino di dover salvare il criceto o il topo di fogna o di controllare il corso della vita di ogni specie o di dover dare la colpa all’ uomo per ogni condizione.
    Ma ho il compito di proteggere gli animali da prevaricazioni di natura economica o prettamente viziosa.

    L’ antispecismo è trattazione filosofica, non scientifica. Per questo capisco che tu, da neuroscienziato ( se non ricordo male ) , non accetti questa mia scelta. Ma sicuramente non sono queste le trattazioni per venire a dimostrare che l’ antispecismo non esiste.

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    • Armonia? Rispetto? Conosci animali dotati di questi concetti? Io no. Sono, ancora una volta, idee UMANE, ovvero che l’uomo, dall’alto della sua semi-onnipotenza creativa, impone a se stesso, ma sempre in virtù di un proprio personale concetto di automiglioramento, in virtù ovvero di una propria estetica. Non c’è nulla, davvero nulla al di fuori del concetto umano, che possa imporre alcunché all’uomo, se non si ammette l’esistenza di Dio. Tu non hai nessun compito che non ti sei autoimposto oppure che ti sia stato imposto, e questa è una cosa talmente ovvia che davvero mi meraviglia che ancora oggi ci sia gente che ci imposta sopra discussioni filosofiche, e te lo dice che uno che di solito coi filosofi ci discute da pari a pari o meglio con una certa superiorità argomentativa.
      Come spesso accade, scambiate filosofia con religione. Ma la filosofia non è certo assenza di rigore, e non corrisponde all’affidarsi a intuizioni o visioni. Quella è la fede. Ed è anche una fede piuttosto cieca.

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      • Io mi fermo qui:

        «Il leone non è “leonocentrico”, non ha una teoria del mondo e della mente, né tanto meno si pone il problema di necessità o non necessità di quello che fa: lui mangia la sua preda».

        Non sono certo di molte cose, sono certo però che tu un corso di etologia o di cognizione animale non l’hai fatto. O se l’hai fatto e superato, probabilmente hai conseguito il voto con una cattedra non sufficientemente severa. Questa affermazione potevo aspettarmela da un filosofo, non da un tracotante e scadente biologo che è tale solo perché c’è scritto in un registro da qualche parte. Poi vabbè, quando fai filosofia della domenica sei imbarazzante. Guardati le prime pubblicazioni di Marc Hauser prima di esprimerti, io mi sono imbarazzato per te leggendo queste righe.

        Per il tuo curriculum futuro, ti consiglio di non dire mai in questa sede qual è il tuo vero nome.

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      • Ho dato l’esame di etologia nella sede di una delle due più importanti cattedre d’Italia, e l’ho superato con 30 e lode.
        Tu puoi fermarti dove vuoi, anche prima di iniziare. Puoi sparare a zero dove vuoi, ti assicuro che qui non ce ne importa niente e che la mia carriera procede a gonfie vele. Ma sei pregato di avere uno stile meno provocatorio perché commenti come questo si accettano una volta sola.

        [OI]

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      • Stefano invece di lanciarti in attacchi ad hominem faresti meglio a scrivere in quale modo, secondo la tua opinione, il leone avrebbe una teoria del mondo e della mente.

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  2. “L’uomo, mentre dichiara se stesso pari a tutti gli altri animali, si sta comportando di fatto nell’unico modo in cui può comportarsi, ovvero come SUPERIORE a qualsiasi altro animale, come colui che dà la forma al mondo.”

    Non SUPERIORE: semplicemente DIVERSO (come d’altronde ogni animale è diverso da qualsiasi altro in base alla struttura fisica e alle capacità cerebrali della propria specie. Tutti pari e diversi, dunque). Da questo equivoco ermeneutico, che è una tua arbitraria forzatura logica, conseguono necessariamente tutti i tuoi fraintendimenti sulla questione.

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    • Io scelgo sempre accuratamente i termini. La capacità di dare la forma al mondo, la capacità di dare il giudizio di valore, non rende semplicemente diverso, perché anche diversità ed uguaglianza sono giudizi di valore. E’ l’unica capacità attribuibile ad un qualsiasi ente che è in grado di autosostenersi. L’uomo non è diverso da animali, piante o sassi, se non nell’essere consapevole di essere quello che è. Per dirla con Pascal, è una canna che pensa, e il suo solo rendersi conto della propria posizione nel mondo gliene attribuisce una nuova e posta più in alto.

      [OI]

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  3. Personalmente io non mi ritengo “specista”. Semplicemente sono un uomo, e tutto quello che può succedere ad un mio simile può accadere anche a me. Ciò ha portato ogni individuo a preservare sè stesso preservando gli altri, fino a creare un meccanismo automatico di empatia nei confronti di tutto il genere umano, quando, in realtà, il ragionamento di fondo è molto egoistico e riguarda solo l’individuo singolo.

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  4. Splendido articolo, per una “non addetta ai lavori”. E splendida la risposta a Stefano! 30 e lode e una tra le cattedre più importanti d’Italia!!!! Muahahahah ci stava la standing ovation! Bravo OI

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  5. Intervento abbastanza interessante, mi permetto però una piccola critica:

    “Tuttavia, una distinzione fra l’uomo e l’animale ovviamente c’è, l’unica significativa: l’uomo è capace di pensiero astratto.”

    Personalmente non mi trovo d’accordo con questo passaggio. E’ presentato in maniera assolutistica, mentre in realtà esiste un dibattito ancora aperto (quindi lontano da una risposta definitiva) circa l’esistenza di una “mente” in altri animali, soprattutto in quelli dotati di psichismo molto sviluppato, come cetacei e Primati non umani. Per completezza riporto qualche fonte in ordine sparso, reperita con una veloce ricerca in Rete e quindi sicuramente non esaustiva:

    https://www.msu.edu/~marablek/whal-int.htm
    http://biohorizons.oxfordjournals.org/content/3/1/96.abstract
    http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10097012

    Fai clic per accedere a joap-no17-xtarget.pdf

    http://www.jstor.org/discover/10.2307/223373?uid=3738296&uid=2&uid=4&sid=21100813749381

    Mi permetto inoltre di commentare, senza alcuna vena provocatoria, la risposta data all’intervento di Stefano Cannicci. Quando voglio “imporre” la mia autorevolezza in un dialogo, lo faccio citando fonti pubblicate, oppure (anche se non mi piace) il mio curriculum vitae, spiegando quale università ho fatto, che tesi, ecc. Mettendoci insomma “la faccia”, il nome e il cognome. Non accetterei mai la risposta di uno che in anonimo mi dice “tu non sai quanto ce l’ho lungo”, senza che ci metta la faccia, il nome e il cognome, e appunto il curriculum vitae. Anche perché altrimenti, a voler esser malizioni, si potrebbe pensare che certe credenziali possano non corrispondere al vero.
    Vi auguro buon lavoro, seguo con interesse la pagina, auspicherei però un po’ meno supponenza negli interventi e nei commenti, dato che con quella non si va da nessuna parte.

    Cordialmente

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    • E’ stato lui a tirare in ballo le credenziali, a me non importa nulla che ci si creda o meno che ho preso 30 e lode in etologia. Se qualcuno ha delle critiche serie da fare (e non è certo il caso di Cannicci) tiri fuori gli argomenti. E onestamente affermare che un leone abbia la sua teoria filosofica del mondo per me è abbastanza ridicolo da non avere possibilità di essere argomentato.
      I link che hai portato non sono prove, rappresentano, concedo, un accenno di un dibattito che riguarda comunque solo un numero limitatissimo di specie animali e solo la possibilità di avere primitive forme di astrazione. Pensare di paragonare tali forme di pensiero alla complessità e profondità teoretiche necessarie per esprimere giudizi di valore morale di portata universale non ha senso, e nell’ottica del mio intervento non avrebbe avuto posto.

      [OI]

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  6. Cerco di essere sintetico, per me essere antispecista coerente vuol dire capire le differenze che ci sono a tutti i livelli all’interno dell’insieme degli esserei viventi, in quanto facenti parte di un sistema superiore. Detto questo attribuire a tutti gli esseri viventi lo stesso valore è una boiata e una negazione del diverso ruolo ecologico che ogni essere vivente ha, attribuire il giusto valore e rispettarlo in virtù della salvaguardia di questo intero sistema è antispecista e razionale, il valore dovrebbe essere valutato sulla base dell’importanza, che va oltre la vita individuale, delle specie, delle comunità e degli ecosistemi…tuttociò che vuol dire…La vita di tutti gli esseri viventi ha valore ma non ha lo stesso valore, inoltre io sinceramente vorrei evidenziare che una protomoralità, e un protoastrazionismo sono presenti anche in altri gruppi animali, l’uomo non ha nulla di esclusivo,tuttavia i diritti che ci attribuiamo come specie sono validi per la nostra e sono innegabili,ma l’intervallo in cui sono validi è ristretto solo alla nostra specie e casomai estensibile parzialmente solo ad poche altre…ora il fatto che un animale non abbia diritti non vuol dire che non se ne debba aver rispetto (negare l’esistenza dei suoi diritti non è una licenza per abusarne come risorsa) e così pure per l’ecosistema ecc…mi pare che noi siamo l’unica specie che cerca di porre dei limiti al suo sviluppo per la salvaguardia dell’ecosistema tramite lo sviluppo e l’applicazione di modelli di crescita (tecnologica economica e sociale sostenibile) tramite l’uso delle nostre non esclusive ma più sviluppate facoltà mentali,inoltre mi pare che le nostre conoscenze e le nostre conquiste scientifiche/tecnologiche e sociali vengono attuate anche sugli altri esseri viventi (salvaguardia ambientale, veterinaria applicata alle specie con un critico stato di conservazione e un critico ruolo ecologico, preferiamo di gran lunga eliminare una fetta di mercato e andare contro i nostri simili piuttosto che sterminare una specie come le balene).
    Questo ci attribuisce il ruolo di “sistema nevoso centrale/sisema immunitario” di tutto l’insieme degli esseri vieventi,ricordando che ogni “sistema” ha la sua importanza e non esiste all’infuori dell'”organismo” in cui esiste…Io sono coerentemente antispecista. La vita di un individuo o di una specie deve tenere in considerazione il suo stato di conservazione e il suo ruolo ecologico sulla base di una scale che sale di livello e tiene in considerazione in un approccio olista anche i livelli di organizzazione superiore. Mangio carne, non sono contrario alla sperimentazione animale sebbene ove possibile vorrei che venisse ridotta e sostituita tramite le “3 R”, cioè con l’etica e con la razionalità piuttosto che con leggi fatte a c*zz* da persone non competenti che neanche cercano il confronto. Sono un antispecista coerente XD!

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    • Veramente un intervento completo e interessante. Mi permetto solo una piccola osservazione: hai parlato di “progresso tecnologico al servizio della salvaguardia animale e ambientale e dello sviluppo sostenibile”, questo è sicuramente vero, ma parzialmente per quanto mi riguarda. Innanzitutto il concetto di “sviluppo” è alquanto ambiguo, dal momento che coincide, perlomeno nell’Occidente, con l’idea di una “crescita” quantitativa che, in quanto tale, non può essere sostenibile (il mondo è finito). In secondo luogo ritengo occora prudenza nell’esaltare il ruolo della tecnologia; lungi da me l’essere reazionario, ma è proprio lo sviluppo tecnologico, finora portato avanti senza alcuna regola (che non può essere altro che etica-morale, giustficata dalle prove scientifiche che la crescita quantitativa è male) che ha causato dal Dopoguerra ad oggi tutti i problemi sociali, economici ed ambientali conosciuti.
      Senza andare ad inventarsi nuova tecnologia che compensi i danni della vecchia (non si può escludere che la nuova tecnologia possa portare ad altri danni per ora non caratterizzabili con gli strumenti in nostro possesso) basterebbe iniziare ad avere un maggior senso di sobrietà e di limite.

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  7. Ho letto con interesse sia l’argomentazione, sia i commenti. Premetto che il termine stesso “specismo” mi irrita non poco, dato che sembra coniato apposta per includere valori negativi se non decisamente esecrabili. Epperò…

    Mi sembra che si dimentichino a piè pari alcuni elementi che andrebbero considerati…ad esempio il fatto che esistono un sacco di comportamenti diffusissimi in natura che sono stati, da parecchi secoli, definitivamente valutati come del tutto inaccettabili: uccidere i nostri simili, rubare, stuprare, truffare, etc.

    Per quali motivi il nostro impianto etico andrebbe paragonato a quello degli animali? Per quale motivo un atteggiamento comune fra i predatori (ad es. giocare e torturare la preda prima di ucciderla) dovrebbe essere considerato perfettamente ammissibile anche per la specie umana? Sono solo due fra le numerose obiezioni possibili.

    Le associazioni animaliste hanno scelto una “bandiera” scriteriata con questa storia dello specismo, questo è certamente vero. Lo specismo DEVE esistere, sia al fine di strutturare le inevitabili scale di priorità etica che indirizzano i nostri comportamenti, sia per la stessa difesa dei diritti degli animali, che essendo diversi fra loro hanno anche percezioni ed esigenze molto diverse: non possiamo fermarci a considerare genericamente come “animali” sia un pesce con capacità di memorizzazione limitata agli ultimi tre secondi, sia un cane che è ben cosciente delle gerarchie del proprio gruppo e che mostra coscienti segnali di ansia o soddisfazione.

    Torturare e/o sfruttare gli animali senza alcun rispetto per le loro percezioni è un comportamento bieco, ottuso e antropocentrico, anzi, antropoesclusivo e menefreghista, in evidente contrasto con la positiva inclinazione di pensiero che tenta di organizzare la vita su questo pianeta in maniera decentemente percorribile per tutti gli esseri viventi.

    Il valore fondamentale dovrebbe essere semplicemente il rispetto.

    Da lì, poi, si potrebbe cominciare a discutere se e come disciplinare problemi come la vivisezione, l’alimentazione animale, etc.

    A tutti coloro che esprimono frettolose valutazioni sulla scarsa coscienza degli animali, raccomanderei di documentarsi a fondo, per esempio, sull’eroica storia delle cagne cosmonaute sovietiche del 1951-1961. Inizialmente furono probabilmente considerate come semplice materiale biologico da addestrare e da cui ricavare utili informazioni. Ma col passare del tempo esse assunsero rapidamente nel gruppo lo status di “individuo”: erano vere cosmonaute, stimate, rispettate ed amate per il loro prezioso lavoro.

    Al termine della loro carriera esse venivano adottate dagli stessi “gelidi” scienziati con cui avevano condiviso le imprese spaziali.

    Sono agnostico e razionalista pure io. Ma andiamoci piano con certe audaci affermazioni.
    Altrimenti divento audace anch’io e posso sparare che nessun esperimento su animali dovrebbe richiedere mutilazioni o invalidità permanenti per l’oggetto sperimentale. Se per trovare un nuovo farmaco ci vorranno cinque anni in più, beh, chissenefrega. Il progresso rallenterà un pochino la sua corsa, ma sarà conseguito in maniera più pulita, non buttando tranquillamente nella spazzatura i cadaveri degli esperimenti sugli animali. Al diavolo, siamo 7.200.000.000, siamo noi la prima specie da tenere sotto controllo, non me ne frega un cavolo se viene scoperto un sofisticato farmaco che mi fa campare tre anni in più per 300 euro a fialetta.

    Siamo arrivati sulla Luna grazie al sacrificio di 18 cagne moscovite. Ma tutte le altre superstiti ebbero vita lunga e felice. Dobbiamo dunque prendere lezioni dai biechi sovietici di sessant’anni fa??

    Cordiali saluti – Gianni Cassanelli

    (io ci metto nome e cognome)

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    • Bieco è una valutazione estetica, come tale accettabile. Ottuso è una valutazione razionale, e dunque etica, che entro certi limiti nel caso di specie è esatta. Antropocentrico è un giudizio di valore che qui non c’entra, fare quello che si vuole guidati solo dal capriccio può essere e probabilmente è stupido, ma non implica una valutazione sul proprio ruolo nel cosmo.
      Ciò detto, il nostro impianto etico non va paragonato a quello degli animali, perché gli animali NON HANNO impianto etico. Proprio per questo il rapporto uomo-animale è regolato da considerazione dirette estetiche e solo indirettamente etiche. Ad esempio non esiste un reato contro gli animali, esistono reati contro il sentimento umano verso gli animali. L’etica è questione puramente umana, gli animali ne son toccati solo in modo indiretto.
      Sulla questione “coscienza” qui non si faccia confusione: nell’articolo non si parla di coscienza, si parla di sistemi di valori astratti, e nessun animale a quanto ne sappiamo è dotato di qualcosa del genere. Riguardo alla tua audacia finale, penso fosse solo una provocazione, dunque la lascio correre 🙂

      Cordiali saluti, mi perdonerai se io nome e cognome non li metto, ma tanto non c’è alcun modo per verificare che siano veri.

      [OI]

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      • Caro OI,

        quanto a bonarie provocazioni mi sento in buona compagnia, viste le tue due righe del sottotitolo…
        Non intendo disquisire sulla correttezza nella scelta degli aggettivi e delle figure retoriche: mi pare che anche tu utilizzi frasi che, se prese alla lettera, risulterebbero logicamente mal motivate e sostanzialmente scorrette: sono accettabili perché, mi pare, intendono solo conferire una ben precisa timbrica. Sappiamo entrambi benissimo che i sorci da fogna sono tra i mammiferi più abili e intelligenti in natura, e un osservatore imparziale non troverebbe grosse differenze valutando i pro e i contro dell’adattarsi a vivere in strutture fognarie piuttosto che nei soprastanti parallelepipedi di cemento armato, ben più esposti a pericoli esterni vari. Le ben più ridotte capacità e percezioni di un pesce rosso o di una farfalla sarebbero forse state più adeguate come esempio, ma è solo la mia personale opinione.

        Non hai minimamente commentato alcuni miei ragionamenti. Cerco di riassumere e chiarire brevemente il senso del mio intervento.

        I tuoi ragionamenti introduttivi sono apprezzabili e condivisibili (avrei qualche cosa da dire al signor Schopenauer, ma tralasciamo). Non concordo però sul fatto che la capacità di pensiero astratto sia l’unica differenza significativa fra uomo ed animale. E, soprattutto, non capisco proprio in base a quale concatenazione logica tu possa associare direttamente questa innegabile differenza (e questa sola) alle differenze di trattamento che l’uomo riserva ai propri simili e agli animali.

        E’ verissimo che gli animali non possiedono scale di valori e dunque non sanno cosa sono l’onore e il rispetto. E allora?
        Ci sono inoltre passaggi del tuo articolo che vanno indirizzati non certo agli animalisti, bensì ai soli “animalisti talebani”, con i quali il sottoscritto e altri milioni di europei non hanno e non vogliono avere alcunché a che fare: io mi preoccupo di fare in modo che le percezioni dolorose e/o angosciose degli animali vengano drasticamente ridotte (oltre che a predisporre un ambiente di vita seminaturale e per loro piacevole), in tutti i campi dell’interazione uomo-animale. E sono disposto ad impiegare una certa quota di tempo, energie e risorse per questo fine.

        Quindi, per favore, lasciamo perdere l’uomo di merda, il criceto e il ciarlatano e cerchiamo di arrivare ad un confronto serio, scendendo in termini operativi: apprezzo moltissimo i ragionamenti fini e chi si ferma responsabilmente a pensare a lungo prima di assumere una posizione ed agire di conseguenza. Poi però dobbiamo fare i conti con la quotidianità, con le opinioni prevalenti nel mondo e con le loro evoluzioni, così come ci indica la Storia.

        La Storia ci dice, come avevo già accennato nel mio precedente commento, che una serie di comportamenti istintivi propri dell’uomo sono inaccettabili in quanto violano quelli che sono da lungo tempo stabilmente definiti come diritti dell’uomo (tutt’altra faccenda è il fatto che in ampie parti del pianeta regnino indisturbate la violenza e l’iniquità).
        Da molti decenni i valori etici che stanno alla base della difesa dei diritti animali (preferisco chiamarli così, anche se so bene che la definizione ti risulterà impropria) sono in continua espansione. Piaccia o no, così stanno le cose. Già nel 1957 un folto gruppo di filosofi, pensatori e scienziati prese una chiarissima posizione di fronte all’ignobile sacrificio di Laika nell’orbita terrestre (unico caso, voluto da Khruschev, non dagli scienziati). Negli anni ’60 anche gli scienziati che praticavano la sperimentazione animale cominciarono ad abbandonare le pratiche più inutilmente orribili. I movimenti di opinione a favore degli animali si sono moltiplicati e differenziati.
        L’Animal Welfare Act statunitense è un esempio di come la nostra società giustamente si adegui alle nuove opinioni che progressivamente sostituiscono le vecchie. Continuamente modificato e migliorato, prevede una serie di garanzie a difesa degli animali che indubbiamente costano tempo, energie e risorse: ma è questo che, sempre più, la gente vuole.

        Faccio un ultimo breve accenno al fattore “merito”. E’ molto diffusa l’idea (che parzialmente condivido) che particolari tutele e attenzioni vadano dirette verso gli individui animali che più direttamente e attivamente collaborano con l’uomo. Oltre alla storia delle cagne cosmonaute moscovite (rispettate, amate e “umanizzate” dagli stessi razionalissimi scienziati con cui lavoravano), anche gli scimpanzé astronauti statunitensi hanno trovato finalmente pace in due tenute ecologiche gestite da scienziati e volontari. Ritieni che siano tutte costose stupidaggini emotive o che ci sia una seria, rispettabile e motivata linea di pensiero dietro a tutto ciò?

        Ecco quindi che la mia precedente audace frase finale, come tutte le provocazioni, contiene un suo serissimo senso: non so se e per quanto continuerà la pratica della sperimentazione animale, ma so per certo che continueranno gli sforzi e le ricerche finalizzate a ridurla e a sostituirla progressivamente con altre pratiche. Ciò forse potrà comportare che metà o più dei finanziamenti riguardanti la sperimentazione animale sarà spesa per tutelare il benessere degli animali: al di là di tutte le interessanti e rispettabili disquisizioni filosofiche, pare proprio che sia questo ciò che vuole quel mix di istinto, emozioni e razionalità chiamato uomo.

        Siamo sul sito http://www.difesasperimentazione animale, e credo che sia un buon ambiente di confronto, utile anche a delineare le posizioni operative. Io sono disponibile a ragionare sulla sperimentazione animale adeguatamente regolamentata; tu sei disponibile ad accettare come ineludibile il principio della massima protezione possibile contro i dolori e le percezioni negative da parte degli animali da esperimento, pur se ciò comporta un deciso innalzamento dei costi?

        Naturalmente avrei ancora decine di pagine da scrivere sull’argomento, retrocedendo fino al rispetto e all’ammirazione verso protoni, neutroni e pioni, ma cerco di autolimitarmi.

        Rispetto la tua scelta di non firmarti con nome e cognome (e credo di immaginare anche alcune possibili motivazioni), e prendo quindi come una simpatica caaaaavolata la tua “spiritosa” chiusura dopo i cordiali saluti. E’ solo che mi troverei meglio a scrivere, che so, “caro Osvaldo”: ma come diceva la prof al liceo, “sono questioni di lana caprina” – “(risate a crepapelle in classe)”.

        Cordiali saluti – Gianni Cassanelli

        P.S.: chiedo venia per errori ortografici, sintattici, etc.: vado di corsa e qualcuno resterebbe comunque. Rileggendo i tuoi scritti, vedo che qualcosa scappa anche a te.

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      • Mi perdonerai se non mi getto nella pur interessante questione accademica della definizione di “intelligenza”. Accenno solo al fatto che al giorno d’oggi c’è anche chi parla di intelligenza nelle piante…
        Passiamo dunque alla questione del pensiero astratto. Possiamo senz’altro immaginare molte possibili caratteristiche che definiremmo puramente umane. L’uomo è un bipede implume, no? Oppure, secondo i paleoantropologi, un primate bipede col cervello grande. Nessuna di queste caratteristiche mi interessa nel mentre che si discute di rapporto fra uomo e animale, e non dovrebbero interessare a nessuno. Alla definizione platonica preferisco quella aristotelica: l’uomo è un animale politico. Questa è la differenza comportamentale grossa, significativa, unica dell’uomo. Nessun sistema sociale presente nel regno animale si può paragonare a quello umano, perché implica una serie di fattori: un sistema di valori, un sistema di norme, una conseguente idea di giustizia, un raggruppamento degli individui per categorie, l’elaborazione di sistemi di diritti e doveri… Ti serve davvero una concatenazione logica particolarmente elaborata per renderti conto che tutte queste cose sono rese possibili, nella loro umana peculiarità, solo ed esclusivamente dal pensiero astratto? Credo sia pacifico. Non è certo sufficiente la tanto decantata empatia per creare un sistema giuridico, anzi, io ti dico che alla fin fine l’empatia nel sistema giuridico non ci entra affatto, se non come una sorta di bene umano da tutelare (è così che si tutela il “sentimento verso gli animali”).
        Gli esempi che hai fatto dunque sono questioni puramente emotive. Ma non commettere l’errore di definirle “stupidaggini”, io non lo faccio e non permetto a nessuno di farlo senza che io intervenga con la mia matita rosso-blu: le questioni emotive sono, alla fin della fiera, le uniche che contano; tutto l’operato magnifico della nostra ragione e del nostro prodigioso pensiero astratto punta a soddisfare le esigenze di una vita gradevole e soddisfacente dal punto di vista emotivo. Dire che i privilegi offerti ad alcuni animali siano stupidaggini perché sono dovuti a ragioni emotive è inammissibile. Parimenti, è indispensabile però ricordarsi di questo, del fatto che sono questioni emotive, e dunque soggettive, non principi universali della ragione. Come tutte le soggettività, vanno messe sul piatto e pesate dal punto di vista etico e eventualmente giuridico.
        Mi chiedi se il principio che enunci sia ineludibile. No, non lo è; non esistono principi ineludibili, e questo non rientra neanche nella mia top 10 dei più difficilmente eludibili. Tuttavia lo approvo, senza dubbio; è alla base del principio delle 3R dopotutto. Probabilmente, però, da quanto intuisco, sarei disposto a investire molto di meno nella questione. Anche perché non ritengo che al momento la situazione degli animali da laboratorio sia così scandalosa da necessitare di chissà quali investimenti per migliorarla.

        La mia chiusa spiritosa è semplicemente per ricordarti, come ricordo a tutti quelli che lanciano frecciatine sl fatto che non ci firmiamo, che su internet mettere nomi non ha molto senso. Chiamami pure Osvaldo Paniccia, o Napoleone Bonaparte, come preferisci tu, tanto potrei sempre darti un nome falso. E puoi farlo anche tu…

        [OI]

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  8. Sono soddisfatto perché abbiamo entrambi più compiutamente espresso il nostro pensiero. Le distanze sono abbastanza chiare ma non impediscono un confronto corretto e, magari, costruttivo. Voglio solo aggiungere che mi sembra un po’ frettolosa la tua valutazione su come stiano gli animali in laboratorio. A parte che io la penso in generale assai diversamente da te su questo preciso punto, devi prendere atto che esistono delle leggi, e che le leggi vanno scrupolosamente rispettate. Negli USA la sperimentazione animale è ampiamente consentita, ma regolamentata con precisione: vengono rilevate spesso infrazioni gravi all’Animal Welfare Act, e i responsabili vengono sanzionati duramente, in qualche caso anche con la galera.
    Anche da noi ci sono ricercatori seri e corretti, e anche da noi ci sono dei fatti soggetti che credono di essere dei fenomeni insuperabili nella valutazione del bene e del male. O, più semplicemente, sono solo ominicchi che ritengono di essere più furbi di altri e di poter prendere delle scorciatoie che la nostra società ha da tempo stabilmente codificato come inaccettabili, magari adducendo una pretesa “superiorità” delle proprie opinioni rispetto a ciò che la legge prescrive.

    Ti auguro buon lavoro e non dubito sul fatto che anche tu, da tempo, senz’altro dedichi comunque alcune attenzioni agli animali in laboratorio, pur anche se non dettate da alcuna considerazione pratica o filosofica. Fra vent’anni ci risentiamo e valutiamo gli eventi: credo che riscontreremo che saranno andate molto avanti tanto la ricerca scientifica, quanto le garanzie a difesa degli animali. Dall’una e dall’altra parte i “talebani” dovranno prenderla persa, dammi retta.

    Gianni Cassanelli

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  9. ” L’uomo è una creatura di merda, lascerebbe tranquillamente morire un proprio consimile per salvare un criceto” …. E’ proprio vero! Anch’io se dovessi scegliere tra te e un criceto: salverei il criceto!!! Si anch’io sono specista: quella umana e’ la specie peggiore sulla terra… Spero si estingua presto ( a cominciare da esmplari come te)!!! Saluti

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  10. Stefano Cannicci è un ricercatore dell’Università di Firenze, sarebbe stato (sempre che fosse realmente lui) interessante sentire le sue argomentazioni…ma ha preferito la via del “Non sai di cosa parli…Addio!”…Peccato…
    http://www.dbe.unifi.it/crabs/CMpro-l-s-4.html
    Inoltre egli cita Hauser, una figura quanto meno controversa, famoso per aver falsificato i suoi dati…
    http://bioneuroblog.wordpress.com/2012/09/12/marc-hauser-dalle-menti-morali-ai-videogiochi/

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  11. sono totalmente profano. dico solo che mi farei degli scrupoli ad ammazzare un delfino se fossi affamato, cercherei qualcos’altro e non chiedetemi il perché, così come non avrei nessuna remora invece ad intrappolare un fagiano, spennarlo e cuocerlo. credo esistano dei gradi intermedi. gli antispecisti non ne hanno? per loro un’imenottero ha gli stessi diritti di un cane? questo mi piacerebbe capirlo.

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  12. condivido questo scritto al cento per cento. Vi sareste potuti risparmiare la premessa “Una piccolo articolo sugli aspetti etici della nostra posizione, per far contenti i filosofi che ogni tanto ci fanno visita per mostrarci che lo stato non ha sprecato soldi nel farli laureare.”, che trovo di cattivo gusto, quasi voleste snobbare i filosofi: io studio filosofia, e ti assicuro che gli appassionati di filosofia non siamo scemi. Per il resto, tutte le tue argomentazioni contro l’antispecismo rispecchiano totalmente il mio punto di vista sulla questione, la penso esattamente come te; gli antispecisti sono solo degli specisti incoerenti: estendendo l’etica umana alle specie non umane, si dimostrano più antropocentrici di noi specisti coerenti. Come vedi, anche noi filosofi sappiamo ragionare. Ti consiglio di rivedere i tuoi luoghi comuni sui filosofi, per far laureare i quali, a tuo dire, lo stato sprecherebbe soldi. Le apprezzabilissime argomentazioni mediante le quali smonti l’antispecismo, che tu lo voglia o no, presuppongono dei ragionamenti filosofici che anche tu inconsciamente impieghi. Cari saluti!

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