Roberto Cazzolla Gatti: Come Augurare la Morte con Gentilezza


In molti, fra gli oppositori della ricerca, si stanno accanendo in un modo o nell’altro con Caterina Simonsen. Stiamo assistendo ad esempio al vergognoso spettacolo di quelli che negano addirittura che Caterina abbia una malattia, e magari affermano perfino che sia pagata da chissà quale oscuro potere lobbystico interessato alla sperimentazione animale (le solite case farmaceutiche che per qualche ragione vogliono difendere un sistema che gli fa perdere un sacco di soldi); oppure all’altro spettacolo, viceversa dal sapore cabarettistico, dei malati animalisti che prestano il proprio volto per sostenere la posizione ideologica che non si devono strumentalizzare i malati per sostenere una posizione ideologica.

Caterina ha detto quello che pensava, si è esposta per questo, e ora ha espresso molto chiaramente la sua intenzione di essere lasciata in pace per un po’, anche a causa del riacutizzarsi dei suoi problemi di salute.

Tuttavia lo show continua, e fra gli oppositori della sperimentazione animale questa appare come un’occasione perfetta per cercare di mostrare il lato buono e comprensivo, dopo che lo sdoganamento del lato poco simpatico “Caterina farebbe meglio a morire”.

Di questi difensori della bontà e della gentilezza ci è piaciuto particolarmente il biologo ambientale e evolutivo (che però per l’occasione invece di parlare di ambiente ed evoluzione parla di modelli animali) Roberto Cazzolla Gatti.

Ci ha divertito non tanto per le affermazioni scorrette sul piano scientifico, che abbiamo già più volte debunkerato, e nemmeno per la sempre buffa affermazione secondo la quale la sperimentazione animale in sostanza “non funziona e lo sanno tutti”; tutti tranne il 93% circa dei ricercatori biomedici, ovvero quelli che ne capiscono in materia. Queste sono cose che avevamo già visto.

Ci ha divertito Cazzolla perché ha ripetuto le stesse cose che dicevano i peggiori odiatori, quelli che auguravano la morte a Caterina per intenderci… Ma le ha dette con una delicatezza, con una posatezza, con un animo così gentile, che speriamo Caterina non lo legga o potrebbe quasi convincersi a suicidarsi in favore di ratti e cavie.

Le auguro tutto il bene che si possa immaginare per una vita. Ma non crede che anche la madre di quei topi, di quei ratti o di quelle scimmie appena date alla luce vorrebbe quello stesso bene che gli insulti di meschini (non definibili animalisti, poiché se ami gli animali includi anche l’uomo!) le hanno tolto? Non hanno forse, anche gli animali non-umani, diritto a quella stessa vita che lei lotta per salvare?

Fossi Caterina, quasi quasi mi tirerei indietro e mi farei fare una bella eutanasia, così la madre di quei piccoli topini non sarà afflitta dalla perdita di quelli che lei o il padre non si sono mangiati (non è infatti infrequente che i topi divorino la propria progenie).

È consapevole, però, che i maggiori progressi scientifici mondiali sono avvenuti nei campi di concentramento, sulle cavie ebree e nei gulag voluti da Stalin? I progressi di cui noi oggi beneficiamo sono stati ottenuti a discapito di molte vite, umane e non, sacrificate per il progresso della scienza.

A parte alcune nozioni su come congela il corpo umano in vivo, la maggior parte degli esperimenti fatti nei lager erano pura pseudoscienza. Ma perché no, potremmo anche essere costretti a ritornarci, se fossimo costretti a smettere di lavorare con gli animali.

Però la saluto con un ultimo interrogativo: avrebbe sacrificato il suo cane per provare a trovare una cura alla sua malattia genetica, senza peraltro avere alcuna certezza di validità, utilità e successo?

Non so. Forse questo dovrebbe essere ai suoi occhi un complessissimo dilemma morale, ma nessun gatto si è mai posto il problema se per salvare la propria vita valeva la pena di uccidere un topo o un pesce. Sembrerebbe che solo Caterina dovrebbe porsi invece questo dilemma, ed esserne pure incredibilmente tormentata, magari decidere anche di morire, insieme a migliaia di altre persone, piuttosto che fare quel tentativo.

Se mi risponde di sì, ma leggo che è vegetariana e quindi non credo lo farà, ma se per ipotesi la sua risposta fosse sì e, sempre per ipotesi, le dicessero che è incinta, sarebbe disposta a «donare» suo figlio alla scienza per permettere che il suo corpo, con un DNA molto simile al suo e potenzialmente portatore delle sue stesse patologie, venga utilizzato per la sperimentazione?
È vero, chi la insulta è un «nazi-animalista». Anzi, è solo un «nazi», di quelli che sacrificavano la vita di essere ritenuti inferiori per garantire una vita migliore a quelli creduti superiori.
Esattamente come fa chi sperimenta sugli animali.

Io non vedo i cambiamenti di sostanza. Chi sperimenta sugli animali è un nazista (ma non era mica vero il contrario, e cioè che i nazisti preferivano sperimentare direttamente sugli umani), Caterina è a favore dello sperimentare sugli animali, Caterina, insieme a tutti i ricercatori e a tutta quella grossa fetta di opinione pubblica che li appoggia sono nazisti. Si salva solo Roberto Cazzolla.

Saltiamo le giustificazione pseudoscientifiche di quanto detto, appunto perché ormai i nostri lettori le conoscono già per quello che sono, andiamo alla sostanza di questa superiore etica:

gli uomini sono uguali agli animali, ed è meglio sacrificare un umano che un topo o un cane, o quanto meno, l’ipotesi va considerata. Però questo non è nazismo, abbassare gli umani sotto gli animali non è nazismo. Vogliamo trovargli un nuovo nome che suoni meglio?


[OI]

12 thoughts on “Roberto Cazzolla Gatti: Come Augurare la Morte con Gentilezza

  1. Non capisco la correlazione del suo fatto di essere vegetariana….
    Non che lui, o molti animalisti in generale, siano da considerare visto che mangiano animali.
    Letta una parte random del suo articolo.
    “La prima è che la ricerca sugli animali viene da tempo associata a una ricerca più sicura, più affidabile, più comprensibile, pur basandosi su principi completamente infondati. Cosa che la scienza «vera» non può accettare.”
    Risposta: Il signore deve ristudiarsi il metodo scientifico per bene. Si basa sulla “OSSERVAZIONE”.

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  2. Trovo vergognoso che un biologo parli come antispecista: significa che non ha capito nulla e che deve tornare sui libri, smettendo di rovinare la reputazione dei sui colleghi.
    Inoltre questo tipo è malato di manie di protagonismo: giorni fa ho ribloggato un vostro post riguardo la lettera del dottor Murgiano e questo Cazzolla ha scritto a me un lunghissimo commento che però è rivolto al dottor Murgiano. A me non sembra una cosa normale, anzi, mi sembra un sintomo di megalomania grave, visto anche i tono arrogante e saccente della replica.
    Se vi interessa lo travate qui, è il primo commento: http://lavoceidealista.wordpress.com/2014/01/14/il-dottor-murgiano-risponde-al-corriere-della-sera/

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  3. E’ buffa la domanda che ora ti pongono: “faresti vivisezionare il tuo cane?”
    Risposta: NO.
    E non è una risposta incoerente: perchè dovrebbe fregarmene dei cani che non conosco? io non avrei dato il mio gatto alla sperimentazione animale ma non per questo mi pongo il problema di quei gatti poveracci che sono stati sacrificati per studiare, ad esempio, il cervello. Non è una posizione incoerente: quanti di noi se ne fregano del barbone in fondo alla strada? non ci interessiamo dei nostri simili che non conosciamo, perchè dovremmo farlo nei confronti dell’intero Regno Animale indistintamente? Certo, non voglio che vengano usati gattini vivi per fare il cemento, ma almeno per le cose che servono dai. . .

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  4. Cazzolla Gatti, é bene ricordarlo, é un ecobiologo completamente stordito, ecologista dei peggiori, il quale non ha nemmeno l’ onestà di accettare le correzioni ai suoi errori. In quella lettera alla Simonsen cita il Talidomide impropriamente. Gli scrissi, educatamente, per farglielo notare dicendo che sarebbe stata corretta una sua rettifica. Non potete immaginare come i ha risposto, é andato a vedere nel mio sito di tecnologie ambientali, e siccome si é sentito toccato come ambientalista, anzi che rispondere sul talidomide e la vicenda relativa ha iniziato a insultarmi. Cazzolla Gatti é, oltre che un incompetente, una persona in malafede.

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  5. Auguro che tua madre deve soffrire come una cagna e urlare aiuto,le devono restare due peli rossi in testa,deve sentirsi talmente male che neanche i sedativi all’ospedale devono bastarle,tuo padre porco Ca deve avere il diabete e tutte le malattie possibili,deve avere il cancro alla prostate e deve fottersi con un froscio,e perdere sangue dal culo,soffrire tipo bestie malate,pestato a sangue devi essere,devono segarti la passerina e le gambe,devi accorciarti così tanto dopo esserti investito,nemmeno la chirurgia ti deve aiutare,la mignotta dentona deve prostituirsi e urlare gemiti come una malata,devono rasarle la testa e fotterla dai dentoni sgangherati tipo trans castora,tua sorella deve essere vittima di stolking da una malata instabile e deve essere sterile e castrata,non devi riuscire neanche a dormire perchè ti vengono i brividi e i mostri ti assassinano,devi avere 4 incidenti mortalissimi e perdere qualche arto ecccccccccccccccccccccccccccccc

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  6. In difesa della sperimentazione animale: la banalità del male

    È passato un anno da quando una mia lettera in risposta alla provocazione di Caterina Simonsen, paziente affetta da una patologia rara che aveva sostenuto – senza alcuna cognizione di causa ed evidenza scientifica – l’utilità della sperimentazione sugli animale per lei e i casi come i suoi, ha creato un tale clamore e dibattito da garantirmi – parallelamente al sostegno generalizzato dei lettori e delle associazioni – una “prestigiosa citazione” in alcuni blog di gruppi favorevoli alla sperimentazione sugli animali.

    La mia lettera può essere letta qui.

    Vorrei iniziare il nuovo anno con la schiettezza e l’onestà intellettuale che mi hanno sempre contraddistinto, rivolgendo alcuni pensieri ai difensori della ricerca scientifica con l’uso di animali-cavia.

    Tra i tanti blog, dove le parole scorrono a vanvera e l’educazione è un optional, figura il sito “In Difesa della Sperimentazione Animale – Resistenza Razionale” che mi ha dedicato un’intera pagina commentata e citata da un altro esempio di quanto internet possa dar voce proprio a tutti: “La Voce Idealista”.

    Le intestazioni e il contenuto dei due blog si commentano da soli, ma la forzata e non richiesta citazione del mio nome all’interno dei due salottini del bon ton merita alcune osservazioni.

    Innanzitutto, vorrei partire dall’epistemologia: “Resistenza Razionale” e “Voce Idealista”. Non c’è bisogno di sottolineare che un gruppo di persone che discutono di scienza (o almeno dovrebbero) e che invocano resistenza o idealismi stanno, in realtà, adottando tipiche strategie da tifo da stadio e da patriottismo totalitario, un mix che andrebbe bene (e non troppo, direi) se stessimo parlando di curva nord o curva sud, di socialismo o fascismo, ma non certo di scienze biomediche.

    Parafrasando Hannah Arend ne “La banalità del male”: il guaio è che uomini come loro ce ne sono tanti e che questi tanti non sono né perversi né sadici, bensì sono terribilmente normali.

    Sul sito “In difesa della sperimentazione animale” viene citata la mia lettera e in maniera diffamatoria si dice che ho augurato alla paziente di morire solo per aver contestato la sua strenua e, altresì, ingenua (quanto sospettosamente strumentale) “difesa della sperimentazione animale”. Tant’è che proprio la Simonsen ha pubblicato una “perla letteraria” a fine 2014, prontamente sostenuta dal solito giornalista opportunista di turno (in questo caso Massimo Gramellini della Stampa – che ritenevo, sbagliandomi probabilmente, persona più critica e non banale) che invita a “guardare la vita con gli occhi di Caterina”, a caratteri cubitali sulla fascetta rossa del capolavoro edito da Piemme.

    Tornando al dunque, il blog prova a sostenere la sua “difesa razionale” della sperimentazione animale, ma finisce nel pressappochismo e nella demagogia. Scrive diffamando: «speriamo Caterina non lo legga [la mia lettera] o potrebbe quasi convincersi a suicidarsi in favore di ratti e cavie».

    Alla mia richiesta di rimozione di queste diffamazioni, riguardo pensieri che chiunque legga la mia lettera riscontra totalmente infondate, ho ricevuto soltanto silenzi ed e-mail minatorie.

    Tra le tante, mi diverte citare quella di un certo Alessandro Demontis (autore del bestseller-mistero-misterioso “Il Fenomeno Nibiru”) che, “sentendosi obbligato a dire la sua in qualità di Chimico”, mi ha scritto: «Roberto, vedo che non hai ancora cancellato la parte del Talidomide come ti avevo chiesto per email. A questo punto mi vedo costretto a scrivere qui in pubblico. Se cancellerai il mio commento ti dedicherò una pagina nel mio sito».

    Al simpatico affezionato lettore mi son sentito in dovere di rispondere quanto segue: «Sig. Demontis, ma non dica baggianate. Si sente di dover dire la sua in qualità di Chimico? Lei non è affatto un chimico! È un perito chimico – (un diplomato) che è cosa ben diversa – che ha frequentato l’ITIS di Sassari, una scuola media superiore d’indirizzo industriale. Lavora per una multinazionale chimica e petrolifera (e questo già dice tutto). E per questo si definisce Chimico e si permette di blaterare parole in libertà (allora chi si diploma alla scuola media superiore con indirizzo biologico è un biologo? Io ci ho messo altri 10 anni di studio, tra laurea, master e Ph.D. prima di permettermi, con umiltà e senza la presunzione che ha lei, di dire la mia nel mio campo). E lei si permette di darmi del tu, di dirmi “non hai ancora cancellato”? Ma per favore. Vedo che in lei l’unico aspetto elevato non è la sua preparazione da scuola media, ma la sua superbia e arroganza […]».

    A quanto pare lo stesso sig. Demontis, millantato chimico nonché esperto di “esoterismo, occultismo, ritualistica magica, con particolare attenzione verso il sistema enochiano, ed è stato satanista per 12 anni” stando alla sua pagina su (udite udite) Ufopedia.it, è colui che nella stessa pagina del blog a me dedicato ha commentato con lo pseudonimo alessandro (@alessandrodemo4) (che rimanda al suo sito personale sulle tecnologie ambientali, pieno di esilaranti spunti di riflessione) definendomi, dall’alto dei suoi studi, “incompetente e in malafede”.

    Ma non sono mancati commenti di altrettanta banale mediocrità (come quello “attendibile” del tristemente a me noto odontotecnico-cacciatore, nonché forbito italianista Rocco Magistro [che si dispiace di esser stato mio concittadino, ma non sa quanto i suoi concittadini si dispiacciano di lui] o della matricola-opinionista da social network in ingegneria biomedica, tale Andrea Maffione). Ci sono state anche lettere apparentemente più cordiali che sono, però, poi sfociate nella solita “voce idealista”. Un certo Leonardo Murgiano mi invitava a consegnare a sua santità (ovvero, se stesso) un chiarimento personale in merito alle mie idee, con le seguenti affabili parole: «A Cazzolla, sto ancora aspettando una risposta seria».

    Non ho potuto resistere molto: «Signor Murgiano, mi ero ripromesso di non rispondere alle sue e-mail presuntuose e saccenti, scritte per altro in una lingua che non risponde alle regole della grammatica italiana. Ad ogni modo ho letto le sue ridicole affermazioni nei miei confronti, che le riporto integralmente: “Infine trovo risibile che venga citato come fonte attendibile Cazzolla Gatti, personaggio che si è espresso riguardo al caso Simonsen con un blogpost assolutamente esilarante! In cui si cita la Talidomide come un esempio dei fallimenti della SA (è il contrario, basta sentire il parere delle vittime) e si dichiara che ‘i maggiori progressi scientifici mondiali sono avvenuti nei campi di concentramento, sulle cavie ebree e nei gulag voluti da Stalin’ (si, anche io stentavo a credere ai miei occhi la prima volta che l’ho letto) e così via. Ho scritto al Cazzolla Gatti per esprimere le mie numerose perplessità, ma la risposta non conteneva rimandi ad alcuna fonte attendibile e, arrendendomi, l’ho ignorato. Il nostro C.G. sembra allergico agli articoli scientifici. In tutti i sensi, dato che non credo, personalmente, che abbia un curriculum adatto a commentare alcunché. Oltretutto l’autore dell’articolo mi dovrebbe spiegare perché un esperto di ecologia teorica sia la fonte più adatta da consultare riguardo la SA. Forse perché è uno dei pochi scienziati contro? Ottimo cherry-picking delle fonti. Complimenti.

    Inoltre, se quanto dichiarato dal Cazzolla fosse vero, cioè che «gli studenti hanno possibilità di fare obiezione di coscienza all’utilizzo di test su animali ma spesso sono osteggiati» sarebbe una faccenda un po’ grave. Spero che il Cazzolla abbia prove per supportare le sue affermazioni (anche se, a giudicare dalle sue precedenti dichiarazioni, non sembra che questo ‘addurre prove’ sia un concetto molto chiaro per lui)”.

    Saprà bene [proseguivo io], nonostante le sue evidenti incertezze da madrelingua, che le parole “esilaranti”, “fonte attendibile”, “Il nostro C.G. sembra allergico agli articoli scientifici”, “non sembra che questo ‘addurre prove’ sia un concetto molto chiaro per lui”, etc. sono passibili di diffamazione e la invito pertanto a evitare ulteriori dichiarazioni in questo senso (che per altro vengono del tutto ignorate dagli organi di stampa), altrimenti mi sentirò costretto a sporgere denuncia nei suoi confronti.

    La sua altezzosità è tale da credere di avere la risposta giusta per tutto. Mi scrive di essere un collega, ma lei è un biologo, un biotecnologo o altro? Da quanto mi risulta ha seguito un dottorato nel Dipartimento di Produzioni Animali (e questo già dice molto sul suo approccio al problema) all’Università della Tuscia. D’altronde mette in discussione la mia attendibilità in materia di sperimentazione animale, ma le vorrei sottolineare che il suo ruolo da Postdoc a Berna e le sue pubblicazioni non le consentono assolutamente di criticare chicchessia.

    Poiché non ho tempo da perdere con lei, le sue invettive e i suoi amici che passano le loro giornate a riempire un sito di baggianate anti-animaliste, le rispondo con una riflessione simile a quella inviata a un suo ‘collega di stile’:

    ‘La sua mi sembra voglia di apparizione alla Paolini, con in più la presunzione e la saccenza di un opinionista di professione. Quello che proprio non si spiega è perché tutta questa rabbia e lotta da parte di chi sostiene la sperimentazione sugli animali. Si comprende che chi è contrario combatte affinché si arresti lo sfruttamento di esseri viventi che non possono difendersi e non hanno voce in capitolo contro l’arroganza e la presunzione umana, ma chi sostiene l’utilità degli esperimenti sugli animali perché si batte con le unghie e con i denti, con ferocia direi, per permettere che venga mantenuto lo stato delle cose, che si continuino ad ammazzare animali impropriamente e non mostra un benché minimo di apertura nei confronti dei metodi alternativi? Sa, lei si occupa di scienza (?), ma il problema è innanzitutto etico: non si fanno esperimenti sull’uomo così come si effettuano sugli altri animali semplicemente perché è ritenuto abominevole al giorno d’oggi. Eppure l’uomo è il modello sperimentale ideale per la ricerca biomedica delle patologie umane. Solo quando le persone che credono di avere la verità in tasca come lei e che insinuano, offendono, millantano credenziali, difendono un sistema che genera morte e dolore e nessuna cura reale per gli esseri umani, solo quando quelli come lei che si dimenano con tutte le loro forze nel tentativo di difendere qualcosa che non avrebbe alcun motivo di essere difesa se non la si sentisse minacciata per valide ragioni, solo quando l’uomo smetterà di illudersi di essere il fine ultimo della creazione, il senso della vita e di poter disporre della vita altrui a suo piacimento, sarà inconcepibile per un uomo nuovo che si uccida la vita per tentare di rallentare la morte.

    Forse, tra qualche generazione quelli come lei saranno ricordati come gli pseudo-scienziati che nei campi di concentramento testavano terapie e farmaci, credendo che le loro cavie fossero insensibili esseri inferiori.

    Intanto, se così si sente importante, continui a scrivere assurdità contro chi cerca con fatica, senza alcun interesse e con grandi difficoltà di evolvere l’etica umana verso la piena sensibilità nei confronti della vita. Magari, così, i suoi scritti, le sue comparsate e la sua pagina facebook finiranno nei cimeli del prossimo secolo con la dicitura “Oggetti appartenuti a uno degli pseudoscienziati che praticavano esperimenti sugli animali-non-umani. Risalenti al periodo post-nazismo-antropocentismo-scientismo, anno 2100 d.H (dopo Hitler)’.

    La invito ad astenersi dal formulare nuove calunnie e frasi diffamatorie, altrimenti nel suo laboratorio di Berna dove torce il collo ai topi vedrà recapitarsi una denuncia dal tribunale italiano».

    Forse qualcuno si starà chiedendo perché ho aspettato un anno per scrivere e rendere pubblico tutto ciò. O perché, ancora, tiro in ballo una questione dimenticata (se non fosse per un libro che riporta l’autrice e il suo cane faccia a faccia in copertina).

    Semplicemente perché il miglior augurio che possa farmi per il nuovo anno è di non incrociare nuovamente la mia strada con persone e blogger come quelli sopra citati, ma soprattutto perché spero che il 2015 porti un po’ di “voce razionale” (crasi dei due assurdi e ridicoli nomi dei siti pro-sperimentazione) a emergere in un mare di parole pronunciate a caso da falsi esperti e mosse da burattinai che fanno del business non solo sulla pelle delle cavie degli esperimenti, ma anche sulla speranza di una vita migliore per chi sta male e che con la sperimentazione sui modelli animali potrà stare solo peggio. Qualunque cosa ne pensino periti chimici, opinionisti TV (si veda Cecchi Paone, pro- test sugli animali, nonché concorrente del culturale programma l’“Isola dei famosi” e battuto in giochi di cultura generale da bambini di 10 anni nel trasmissione “Genius” di Mike Bongiorno o il giornalista Luca Telese, che non merita nemmeno presentazioni) e biotecnologi, dottorandi e dottorati, idealisti o resistenti, ricercatori di Telemort e scienziati della sofferenza.

    Su tutto, la speranza è che parlandone, sempre e non solo quando la D’Urso deve riempire il suo salotto in TV di nefandezze, si possa presto giungere a un salto scientifico e morale che dia tregua a milioni di creature dimenticate e doni una reale possibilità a migliaia di malati umani.

    Roberto Cazzolla Gatti, Ph.D., Biologo

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